SARTI 19  "L'immagine è a puro scopo dimostrativo"
   (2006 )

I Sarti 19 sono bolognesi. E quindi, direte voi? Niente, è che sono bolognese anch'io, e quindi i ragazzi partivano già simpatici, quando il cd ha "penetrato" (in senso buono) il mio lettore cd. Dopo di che, devo essere sincero, la provenienza della band è passata subito in second'ordine. E la "penetrazione" (sempre in senso buono) è passata direttamente dal lettore cd al cervello dello scrivente. "Drago" è un incipit di grande classe, con soluzioni sonore splendidamente rock ma, a sorpresa, senza la minima paura nel chiudere il brano con un fraseggio d'archi d'altri tempi. La riuscita è grandiosa. Arriva poi "L'ultimo addio", ironica e sensuale, e tutto d'un fiato si giunge alla dura "Le mani sono qui": "neanche le orecchie più, per sentire il fluire delle parole di gente inutile, la lingua non c'è più, per assaporare l'amaro, indigesto sapore di vita...". Nella creazione del muro sonoro (di questo brano ma, in generale, di tutto l'E.P.) si nota la grande bravura di Tony D'Ambrosio, che ha masterizzato il tutto allo studio BGM Mastering Hollywood di Los Angeles. Si arriva così a "Metà della mela" ed al finale, strumentale, di "Rainbow island", senz'ombra di dubbio la miglior perla dell'album. E non perché, sia chiaro, il cantato delle altre tracce non sia all'altezza, ma solo perché la chiusura del disco ricorda troppo ottimo rock, impastato ed amalgamato con cura e classe, da poter sfuggire dai nostri neuroni. Bravi, quindi ai Sarti 19. Ai quali non si può che rivolgere un grande in bocca al lupo per una carriera sperabilmente di spessore e di meritati riscontri. (Andrea Rossi)