ALESSANDRO DUCOLI "Brumantica"
(2006 )
Se il jazz (quello vero, non quelle insipide contaminazioni che oggi vanno tanto di moda...) incontra la canzone d'autore, che succede? Succede qualcuna delle invenzioni di Paolo Conte, qualche brano di Cammariere, e poco altro. Tanti, ora, fanno canzone d'autore "jazzata" (a volte anche bene, nulla da dire), tanti viceversa suonano jazz facendo il verso alla canzone d'autore: sono proposte spesso valide, lo si è detto, ma sono e rimangono spurie. Fino ad oggi. Oggi c'è questo disco. Autentica canzone d'autore in autentico jazz. Nulla da eccepire. Ciò che pareva quasi impossibile, oggi è accaduto. Quindi era possibile. Bravo Ducoli, a mostrarcelo, ed a fare ancora di più: a farcelo sembrare facile. Naturale. Questo è il pregio dei grandi: fare cose geniali facendole apparire normali, quasi banali. Quindi Ducoli è geniale, non abbiamo paura a dirlo. Se c'era bisogno, in questo viaggio, di compagni di livello, beh, non è che si sia lesinato impegno: qui c'è l'autentico gotha del jazz italiano. Ellade Bandini alla batteria, Fabrizio Bosso alla tromba, Ares Tavolazzi al basso. Devo continuare? Ducoli diviene così un innovatore del jazz, partendo (sì, è così) dal rock. Incredibile? Non tanto. La sua "Banda del Ducoli" (rock di ottima fattura) è tutt'ora viva e vegeta, e nel proprio carniere ha anche risultati importanti come la finale del Premio Recanati. A volte la musica è totale, e sa smentirsi, in quanto a generi e frequentazioni, con fantastica semplicità. La Brumantica, poi, sarebbe la scienza che si occupa della nebbia del fiume della Val Camonica. Dubito di trovarla sui libri scolastici di mia figlia. Diventa così, la Brumantica, uno spazio mentale, in cui perdersi diventa piacevole, piacevolissimo. Perdetevici anche voi, grazie a questo disco. Che potrà arrogarsi il merito, non banale, di portare nuovi fans al jazz prelevandoli tra gli amanti della canzone d'autore. E, viceversa, di far amare la canzone d'autore ai puristi del jazz. E' poco? (Andrea Rossi)