TAO  "Freedhome"
   (2023 )

La prima volta che mi sono imbattuto in Tao fu qui a Milano nel marzo del 2017, in piazza Cordusio.

Ero in centro per una passeggiata con moglie e figlia, quando, uscendo dalla fermata del metrò, udimmo qualcuno che suonava. Faceva troppo macello perché fosse semplicemente una radio accesa in un’auto di passaggio, così seguimmo la musica ed arrivammo proprio lì dove uno strano pulmino Volkswagen, decorato con graffiti psichedelici, stava parcheggiato accanto al marciapiedi, quasi all’imbocco di via Orefici. La musica in questione – mi pare che in quel momento fosse una cover di Gene Vincent – proveniva da quattro casse posizionate sul tettuccio dello stesso.

Sorpresi, buttammo un occhio all’interno del mezzo, dove notammo – ancora più increduli – tre tizi stretti stretti, ciascuno col proprio strumento: su un sedile stavano uno accanto all’altro il chitarrista/cantante ed il bassista, mentre di fronte a loro, nel minuscolo spazio in fondo al van, c’era il batterista, con tanto di batteria completa. La scritta sul furgoncino diceva “Love Bus”, più sotto c’era l’indirizzo web www.taovox.com. Restammo lì una mezzora tra molti altri curiosi assiepati attorno al veicolo, attratti da quella curiosa esibizione, dal sound accattivante e dall’esecuzione brillante dei pezzi.

Con colpevole ritardo, scoprii in un secondo tempo che Tao – al secolo Valerio Ziglioli, milanese classe 1971 (la migliore) – è un cantautore, multistrumentista e performer sui generis, attivo da oltre vent’anni e noto soprattutto a partire dal varo del progetto denominato – per l’appunto - Tao Love Bus Experience, nato nel 2007 e tuttora vivo e vegeto nella sua insolita veste. Fedele a questa formula decisamente inusuale, Tao ha portato il suo mini-carrozzone in giro per l’Europa in un tour infinito di oltre mille date, macinando polvere e chilometri a suon di r’n’r’ & affini, alternando la riproposizione di classici del genere a brani originali, tratti dai sette album fin qui pubblicati.

Ottavo capitolo della nutrita discografia di Tao, “Freedhome” raccoglie ben quindici canzoni per settanta minuti di roots music interamente composti e suonati da lui, un ricco compendio di tutto quanto fa americana, con molto country, alcune pennellate folkish e sporadiche impennate che scuotono un clima generale amabilmente laid-back. A prevalere sono un mood confortevole ed invitanti atmosfere bucoliche, che invogliano ad un ascolto disteso e disimpegnato, senza scosse né azzardi. In fondo, l’album è perfetto così: crooning intenso e profondo, arpeggi docili, melodie ampie, quel banjo che sa prendersi la scena nella lullaby di “Strongest wings”, nella desolazione di “Stop drinking, mama” o tra le pieghe del singolo “The scent of freedom”, sentito omaggio ad Ana, compagna di una vita.

In coda, l’album alza i giri ed inizia finalmente a scuotere le fondamenta come sa fare: il passo sudista di “Take a rock”, la cavalcata western di “Angels of vengeance”, la beguine di “Free to be sad”, la chiusura in crescendo di “My world (is full of love)” su un’aria che ricorda la “Heroes” di Bowie, sono solo altrettanti esempi delle molte possibilità che questo stravagante artista si concede, fedele ad un’idea di show che va ben oltre gli angusti spazi di un disco, nel nome della libertà tout court. (Manuel Maverna)