LAROCCA "Fatto d'argilla"
(2023 )
Posso solo nutrire stima per tutti quegli artisti che meditano a lungo i contenuti delle loro opere e le rilasciano quando sentono di aver dato la giusta quadratura del cerchio. Ecco perché non ho esitato un attimo ad occuparmi del giovane cantautore pugliese Larocca (Domenico), che pubblica il secondo album “Fatto d’argilla” mettendo subito in evidenza, oltre alla piacevolezza degli 8 brani inclusi, anche la particolarità di un’art-cover affascinante ed inconsueta, segno che i due anni di lavorazione complessiva per ultimare il progetto, sono stati spesi bene.
A dire il vero, il disco arriva nella nostra redazione con qualche mese di ritardo rispetto all’uscita, ma ciò non toglie che ne siamo comunque lieti e testimonia come il tempo possa conservare, in certi casi, dettagli duraturi ed ascolti apprezzabili.
L’inaugurazione della rassegna spetta alla morbidezza di “Sarò tuo”, che richiama umori sixties ed impreziosito dal feat. di Rosa Maria Divella, mentre “Satelliti” sprigiona fantasie di spazi aperti in un chorus malinconico, ma è con “Erica” che Larocca introduce la prima sorpresa, con una proposta testuale che sibila rap incastonato nel pop: formula che verrà intensificata nella godibile “Corrente” e nella più elettronica “Sei”, con la complicità dell’autotune che fa manbassa modificante per musica, voce e cori, facendo trasparire audacia compositiva.
Poi, Larocca si lascia andare ad inevitabili “Memorie” del proprio tempo, ma senza tradire rimpianti, mentre c’è un ritorno in aere ‘60 con la dilettevole “Lupo di mare” che, in qualche modo, ci riporta ai fasti nei quali Sergio Caputo ci allietava di continuo con spensieratezza identitaria.
Infine, il cantautore saluta con la vellutata “Martire”, decisamente uno degli atti più riusciti dell’intera gamma. Grazie alla campagna del crowdfunding lanciata dal Nostro, anche gli amanti del vinile potranno disporre del formato in questione, godendo i benefici di un ascolto piacevole, scorrevole e un tantinello ricercato, nel quale i testi necessitano di analisi più vigili se si vuol ambire a far propri i ricchi e bei significati che Domenico propone e guarnendo ogni atto con pertinente vestizione sonora di soft-rap e refrains di pop incrementato. Ma non quel pop che pensate voi, mieloso e ruffiano, bensì quello sagace, artistico e centrato, che non crolla come un castello “d’argilla”, perché “fatto” con artigianato miniato di modernità. (Max Casali)