RONCEA  "Acrobazie"
   (2022 )

Spesso, le difficoltà della vita vengono definite complicanze, traversie, vicissitudini, ma credo che “Acrobazie” sia (oltre al titolo del disco) il termine più consono ed appropriato per dar l’idea di come tutto venga affrontato in precario equilibrio nel percorso esistenziale.

E, proprio da questa riflessione, nasce la concettualità del nuovo e.p. di Roncea (Nicolas), traendo spunto dall’apprezzata attività circense del padre Constantin, famoso acrobata dell’entourage Orfei. La personale acrobazia del figlio è, a mio parere, già quella di essersi re-inventato sia dal punto di vista musicale che tematico, poiché nel primo atto di tre anni fa, “Presente”, intelaiò un discorso prettamente autobiografico, mentre qui cerca di ampliare una visione altruistica ed empatica, riuscendo a centrare l’obiettivo.

Cinque brani malinconici, profondi, pienamente introspettivi, che non lasciano né segni di presunzione né di baldanza ideologica, delegando ad ognuno la scelta di condividere, eventualmente, qualche sprazzo di pensiero.

Gli onori di casa sono affidati ai singoli “Ritorno domani” e “Le opportunità”: il primo dall’indole pacata ma conturbante nei risvolti d’amarcord, mentre nell’altro gioca bene il fattore sorpresa, veleggiando in gran parte in zona ballad per poi estrarre mirabili intrecci sonori.

Invece, tra vibrafono e poggiate di synth, sfila la verace narrazione di “Le ragioni delle cose”, impreziosita nella fusione vocale con Giulia Provenzano. L’ennesima acrobazia di Roncea, la rivela in “Al figlio che non ho”, evidenziando l’anelito di voler suggerire, consigliare, insegnare ad un erede mai avuto e, conseguentemente, dar senso all’imprescindibile slancio di protezione che vige in noi.

Al traguardo, Roncea colloca la titletrack in un’avvolgente acustica onirica e sognante, per concedere una tregua alle lotte interiori e un indulto alle colpe commesse, volontarie e non. “Acrobazie” cattura per le sue tematiche familiari, vicine, riconoscibili ai più, benché occorra estrapolarne l’essenza con ascolto vigile e volenteroso ed alimentati dalla voglia di ca(r)pire più indizi per intraprendere, finalmente, l’esatta direzione esistenziale. (Max Casali)