RICHARD SCOTT  "Delirious cartographies"
   (2022 )

Idrofono. Ho appena scoperto l'esistenza dell'idrofono, e sono contento. Per chi come me non è un fenomeno che sa già tutto, è un microfono che si immerge sott'acqua, e permette di ascoltare i suoni dell'acustica sottomarina. Che dire, ci si potrebbe fare musica dedicata a Cousteau... o Mayol!

Richard Scott utilizza questo idrofono, accanto a microfoni ordinari, registratori, e soprattutto sintetizzatori analogici e modulari, che dialogano con i field recordings di piogge, ambienti subacquei, e altre squisitezze spaziotemporali, che convergono nelle tracce di “Delirious cartographies”, uscito per Arbitrary 13 Records. Leggendo il nome dell'etichetta, è il caso di dire nomen omen, perché l'approccio di Scott è arbitrario: né scientifico, né narrativo. Queste tracce sono giustapposizioni di impressioni sonore personali.

“Fragments of a everyday cosmos” ci trascina in questi suoni, a volte riconoscibilissimi, a volte enigmatici. E tra un'impressione e l'altra, spuntano anche le conversazioni fra tecnici, che parlano delle modalità di registrazione, o di percezioni che si possono avere, come non avere. Tutto ciò, contribuisce all'esperienza in maniera impattante, sulla psiche di chi ascolta (se si immerge, ovviamente).

Fauna sconosciuta compare in “Grace and delirium in Boliqueime”, dialogando con i suoni elettronici. Finalmente, ascoltando “Thunder, actually, bicycles...” posso rispolverare una locuzione che non scrivevo da tempo: qui è pieno di bassi massaggianti! Perché le vibrazioni più gravi titillano le orecchie, più e più volte. Infine, “Further fragments of an everyday cosmos”, ricomincia con gli stessi suoni della prima traccia, come un “secondo tempo”.

A marzo 2022 (mi sembrano passati secoli), avevo scoperto Ale Hop, un'artista peruviana, e avevo definito la sua musica “geografica” (http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=9044). Beh, potrei dire che ha trovato il suo alter ego danese, seppur agendo in modalità del tutto diverse. Questo cosmo unisce le sensazioni acustiche di posti lontani, e di dimensioni diverse: da grandi temporali, a gocce al microscopio. Microcosmo e macrocosmo. È sempre bene ricordare, con tutte le forme artistiche, che siamo parte dell'universo, e che per quanto arbitrario un artista cerchi di essere, tutto in qualche modo si riesce a collegare, in una maniera inspiegabile. Entropia? (Gilberto Ongaro)