OLOGRAM  "La nebbia"
   (2022 )

John Carpenter è da sempre uno dei miei registi preferiti, a lui si devono capolavori del genere horror come ''La Cosa'', ''Halloween'', ''Grosso Guaio a Chinatown'' (che ha ispirato molti, ma molti blockbuster), ''Essi Vivono'', ma soprattutto la nascita di un personaggio chiamato Jena Plissken (e non aggiungo altro andate a ripassare…).

Ora, da amante dei film di John, inserisco ''The Fog'' nei film minori del geniale regista, eppure Dario Gianni ne prende spunto per regalarci un bel disco progressive! Non capisco ma mi adeguo...

Scherzi a parte, se siete amanti del genere, e siete ancora in lutto per lo scioglimento di mitici gruppi come i Genesis, i primi Marillion, e per certi versi gli Area, non perdetevi il disco degli Ologram di Dario Gianni (basso), Fabio Speranza (voce), Roberto Gianni (tastiere), Lorenzo Gianni (chitarre) e Giovanni Spadaro (batteria).

''La Nebbia'' è un disco da ascoltare tutto d’un fiato senza pensieri. Un intro strumentale ci anticipa quelle che saranno le atmosfere del disco, atmosfere che esplodono nella title track il cui inizio ricorda le colonne sonore di Carpenter, fatte di chitarre, sinth e voci a tratti ruvide. Le tracce passano veloci, nonostante la lunghezza monstre di alcune (vedasi i 7 minuti di ''Una Rotta Verso Est''), ''Vetro di Rame'' sembra una base dei Goblin con un cantato alla PFM, ''Mediterraneo'' ha la ruvidità vocale di cui parlavo prima unita ad un armonia sonora che rimane in testa, fatta di chitarre potenti mixate alla “calma” del sinth e violoncello, come non apprezzare il passaggio al minuto 3:31...

Al contrario di quanto dice il testo di ''Strane Voci'', il disco non smarrisce la strada e prosegue il suo viaggio tra testi impegnati (''Strane Voci''), e suoni azzeccati (''Straniero''). La rotta prosegue verso Est e ci porta al bel finale strumentale de ''Il Ritorno'', dolce, ruvido e sognante (dal minuto 3:05).

In questi giorni ho ascoltato più volte il disco e mi sono goduto in particolare alcune sue parti, per esempio dal minuto 3:16 al minuto 4:27 di ''Rotta Verso Est'', perché ci sono suoni e atmosfere che ogni volta regalano sfumature diverse.

Un bel disco, bravi! (Marco Camozzi)