JEFF PARKER "Mondays at the Enfield Tennis Academy"
(2022 )
Il “realismo isterico” è uno stile letterario, che caratterizza l'opera di David Foster Wallace. È dal suo “Infinite Jest” che proviene il cosiddetto “Enfield Tennis Academy”, simbolo della competitività estrema della società statunitense. Eppure, la musica di Jeff Parker che ascoltiamo nel doppio album “Mondays at the Enfield Tennis Academy” (uscito per Aguirre Records), non sembra affatto isterica, anzi. È ipnotica e rilassante. E questo perché, nonostante l'etichetta di “free jazz”, la libertà dei musicisti è stata vincolata all'inizio da alcune regole: cercare ciò che armonizza, evitare le dissonanze (quindi niente cacofonie tipiche del free più estremo e urlato). I musicisti cercano di “venirsi incontro”, si ascoltano e rispondono a ciò che si ascolta in maniera pertinente, creando così dei fraseggi che si ripetono, modificandosi gradualmente nel tempo.
Ecco che, tra un net e l'arbitro su quel seggiolone gigante, questi lunedì all'accademia di tennis diventano psichedelici. Riascoltando queste esecuzioni infatti, Jeff Parker dice spiritosamente che “Suoniamo come i Byrds”. In effetti quell'ipnosi c'è, ma non aspettatevi i motori di aerei di “2-4-2 Fox Trot”. Queste quattro tracce sono cariche di riff melodici, che come scritto sopra cambiano gradualmente nel tempo, eseguiti da chitarra, sax, e nella sessione dell'8 luglio 2019, parte 2, il batterista vira su un ritmo da trip hop, mentre il sintetizzatore lascia andare un loop elettronico lisergico.
Si resta ancora più ipnotizzati nella prima traccia del secondo CD, dove per tutto il tempo, su un ritmo dub governato sapientemente dal basso elettrico, senza mai eccedere, siamo immersi in un fondo tastieristico statico, che ammicca a quelle tracce “lo-fi hip hop for studying” su YouTube, che tanto aiutano gli studenti di questi anni a concentrarsi meglio. Qui la concentrazione si perde, perché si finisce a seguire i volteggi di chitarra, che assomigliano a quelli di Frank Zappa.
Una bella medicina, per non impazzire, e che non dà dipendenza. (Gilberto Ongaro)