ORNELLO "Nato per cantare"
(2022 )
Venghino, signore e signori, abbiamo una sorpresa. O una gradita rarità, fate vobis: un disco – udite udite – divertente.
Si intitola “Nato per cantare”, ed è leggero, brillante, disimpegnato: una sagra di deliziose futilità offerte col disinvolto piglio sfacciato del monellaccio seduto all’ultimo banco, quello che fa gli scherzi ai compagni, non tace mai e di tanto in tanto viene buttato fuori dalla classe. L’alunno indisciplinato si chiama Ornello, è veneziano, raccoglie nel debutto per Dischi Gonfiabili tutti i singoli finora realizzati in anni di residenza in un sottobosco un po’ digitale, un po’ no.
Musicalmente, è un gioioso e giocoso pastiche che frulla mille riferimenti e li risputa in fogge sfavillanti, qualcosa tra Skiantos, Rino Gaetano, Pinguini Tattici Nucleari, il primo Vasco Rossi, Ruggero de I Timidi, lo Stato Sociale, il Brunori soft, Enzo Jannacci. Testi light e contenuti strampalati, in linea sì con gli intenti dichiarati in trentasei minuti e undici episodi gustosi e godibili; ma anche una sequela di ritornelloni memorabili sulle ali di un pop essenziale, stringato, minimalista, a tratti un po’ fru-fru alla maniera dell’Edda più cazzone, sempre tra il molto ed il moltissimo faceto.
Aperto dalla boutade anti-sanremese di “Mica scemo”, l’album predilige sketch grotteschi e vignette surreali, mentre con compiaciuta nonchalance infila una serie inenarrabile di canzonette che sfumano di continuo il labile confine tra humour e nonsense.
Con voce strascicata, impastata, scassata q.b. il Nostro dedica un inno sbracato ad un isolotto lagunare (“Poveglia”), tesse le lodi di Youporn (“Quello che farò”), dichiara incondizionato amore a tutti i cani, anche se non ne ha (“Cane”), verga sulla pietra – anzi: sulla sabbia, immagino come – la sua memorabile canzone per l’estate (“Friscu”), sfoga disagio nel turpiloquio (“Mi girano i coglioni”, vicina ad un brano di Bugo incentrato sulla medesima parte anatomica), si intrufola pure nel filone medical, ché Grey’s Anatomy oramai ha fatto scuola (“Morso aperto”, sublimata dall’epico chorus ora ha un morso aperto/con la disfunzione mandibolare/ora ha un morso aperto/sarebbe da operare/no non sa che fare/oh no oh oh).
Come recita l’incipit di “Preferisco gli animali”: io non sono l’uomo giusto per te/tu non sei la donna giusta per me. Ok, basta saperlo e siamo a posto. L’importante è riderci su e non prendersi troppo sul serio, ma dimostrando anche in questo – anzi: soprattutto - la massima serietà, ci mancherebbe altro. (Manuel Maverna)