BALDRIAN QUARTETT "Entschlummern sollst du, sollst entschlummern"
(2022 )
Goliardia in accademia! Avete mai ascoltato, chessò, quei programmi di Radio3, tipo La Barcaccia, dove si parla di lirica, e i due speaker fanno battute che capiscono solo loro? Ridono, e tu ti chiedi perché. O sei un melomane che conosce tutte le opere, o non afferri gli scherzi. Ecco, lo scherzo qui inizia dalla copertina.
Loro si chiamano Baldrian Quartett, e guardando la copertina del loro album (uscito per la bRUit Records), si intuisce che siano un quartetto d'archi. Ma ascolti le tracce, e non c'è nessun violino! Ok, leggiamo i credits. Gaudenz Bardutt: elettronica; Kai Fagaschinski: clarinetto. Jonas Kocher: fisarmonica. Christof Kurzmann: elettronica. Ah ecco! Infatti, quello che ascoltiamo sono lavori minimali, di note prolungatissime, in cui non si riesce a distinguere quale sia il clarinetto, quale la fisarmonica, e quali i suoni sintetici ed elettronici. Bravissimi Fagaschinski e Kocher a mimetizzare i propri strumenti acustici.
Il primo brano, che dà il titolo al lavoro, si chiama “Entschlummern Du, sollst entschlummern”. Quel lungo verbo tedesco significa due cose: addormentarsi, o morire. Non sappiamo se intendano “dovresti addormentarti” o “dovresti morire”; teniamo per buona la prima, più amichevole! Sono 22 minuti di suoni lunghi e gradualmente elaborati. “Schaurig empfundene Nähe”, che significa “Vicinanze percepite come allarmanti”, ci immerge effettivamente in un insieme di vibrazioni decisamente creepy, come quelle sentite durante la gita all'Overlook Hotel in “Shining”, e fischi sibilanti. Nella seconda metà, finalmente la fisarmonica si fa riconoscere.
“Ode für den Tod (fragment)” sarebbe “Ode alla morte”; questo getta dubbi oscuri sul significato del primo titolo... e anche qui, gli impulsi dall'oltretomba, potrebbero comunque essere percepiti come rilassanti, se non si presta attenzione al titolo. Siete stufi? Continuate a leggere, oppure dite: “Ne ho abbastanza”? Beh, anche i Baldrian Quartett ne hanno abbastanza, e l'ultima traccia di 11 minuti si intitola appunto: “Ich habe genug”. Il minimalismo qui concede un po' di frenesia in più, alle trasformazioni sonore.
Non vi ho ancora detto la cosa più ganza, in tutto questo. I Baldrian Quartett affermano di aver recuperato queste musiche dagli spartiti di una giovanissima compositrice, scomparsa troppo presto: Frieda Bertelssohn Martholdy, nata nel 1878 e morta nel 1907, a 29 anni. Queste musiche le avrebbe concepite tra il 1895 e il 1896, quindi tra i 17 e i 18 anni. Davvero curiosa, un'adolescente così precoce, ma così precoce, da concepire musica che sembra uscita dai corsi di Darmstadt, del 1955! Eccezionale, vero? Forse è per questo che, in quanto donna, a quell'epoca devono averla ostacolata. Non sia mai che una ragazzina vestita vittoriana, possa umiliare pubblicamente i compositori maschi, anticipando le avanguardie tarapia tapioco! E così i Baldrian Quartett, hanno deciso qui di rispolverare ed omaggiare la musica di Frieda Bertelssohn Martholdy; che poi nomen omen, doveva per forza fare musica come se fosse Antani, una che si chiama quasi come Felix Mendelssohn Bartholdy... Dicevamo, goliardia in accademia! (Gilberto Ongaro)