GIUSEPPE CIABATTONI "Loop"
(2022 )
Piccolo, breve EP uscito per la Workin' Label, “Loop” di Giuseppe Ciabattoni è una storia d'introspezione in inglese divisa in 4 canzoni. La cosa che spicca all'orecchio sono le progressioni armoniche, cioè le successioni di accordi insolite, e che spesso evitano di arrivare all'accordo fondamentale, cioè di “chiudere”. Ci si perde in un'atmosfera sospesa da questo punto di vista, tra cromatismi e settime, ma l'intenzione gioca tra lo smooth jazz e un tiro funky. Il suono è ben caratterizzato, da un leggero effetto phaser sulla chitarra; anche il basso è effettato.
Il racconto è un loop, un fare i conti con gli imprevisti del presente, lasciandosi catturare dai ricordi del passato (“stuck in the middle of my blue hurricane”, da “Black Wolf”), per poi accorgersi che il presente si ripete, come il giorno della marmotta. Le paure sono ricorrenti: “There's my fear to fail again”, canta Giuseppe in “Today”. L'inconscio simula una chiamata al telefono al protagonista, in “Unknown number”: “Hey, my old friend, can you hear me? I'm calling to claim our end”. Il titolo dell'ultimo pezzo richiama il primo: “"Today" has never ended”. Il ritorno allo stesso presente è raccontato tramite la metafora del videogioco: “Take your purple joystick, 1 up left for me to play, do I wanna play? (…) I thought I had won but all is gone and all is back, all in, it' still stopped here”.
Brevissimo per immaginare altre cose, ma “Loop” è un piccolo lavoro molto coeso, nel sound e nell'intenzione. La voce è utilizzata non solo per la melodia principale, ma anche per delle risposte recitate e dei cori simpatici. Interessanti i giri di chitarra pulita, con un suono à la Larry Carlton. In un lavoro più lungo c'è da immaginarsi delle sessioni di assolo, perché il richiamo è quello, al jazz. Per quanto riguarda il concept invece, possiamo trovarcisi in molti adesso, in un presente grigio, senza prospettive, con la sensazione che non si stia andando da nessuna parte. (Gilberto Ongaro)