SAINTS TRADE  "The golden cage"
   (2022 )

Le costrizioni di questi ultimi anni a causa del Covid hanno ispirato molti artisti, che si son visti messi in condizione di meditare su una situazione che ha coinvolto tutto il pianeta.

La sensibilità dei bolognesi Saints Trade, dimostrata sul loro nuovo album, è degna di rockers con carattere, avendo saputo tirar fuori il meglio dal loro bagaglio creativo malgrado oggettive difficoltà.

È senza dubbio naturale ed umano che si faccia squadra di fronte agli ostacoli, ma non sempre si riesce a comunicare buoni sentimenti, condurre a termine buone riflessioni senza auto compatirsi. Ma non è questo il caso.

Il rock tutto sommato “gioioso” contenuto in ‘The Golden Cage’ ruggisce contro le avversità, grazie a suoni duri, forgiati come tradizione anglosassone ha insegnato. Mi vengono in mente gli immarcescibili Thunder, hard rocker londinesi, attivi dal 1989 e da allora alfieri di un rock tagliente come un machete e duro come il ferro, alternato sulla base di grandi melodie, ora sottoforma di ballate malinconiche, ora vere e proprie scariche elettriche.

Ma questa citazione non deve essere intesa in maniera negativa, anzi. Infatti, da un’altro punto di vista, potrebbe essere compresa come una sorta di attitudine dei Saints Trade verso un modo diverso di intendere il rock, intuendo altre possibilità verso il piacere e la soddisfazione interiore.

Comunque sia, il suono dei Saints Trade si potrebbe riassumere così: una tempesta sonora, ora dolce e quieta come in ‘Stay With Me’, ora malinconica e cadenzata narrata in ‘Break The Chain’. Ma anche burrascosa ed aggressiva come han voluto in ‘That's What I Know’.

Inoltre, dal 2009 son passate molte molte lune, come direbbe Bertolt Brecht, ed anche sul palco, quando si è presentata un’opportunità, i nostri l’han sempre saputa sfruttare al meglio. Di conseguenza, ciò è valso loro collaborazioni con gente del calibro di Roberto Priori (chitarra nei Danger Zone), che li ha supportati anche in questo disco sia alla sei corde che in qualità di sound engineer. In un passato neanche troppo lontano, anche il quotato chitarrista e produttore Tommy Denander, già con Alice Cooper, Paul Stanley ed altri big ha avuto modo di sostenerli. Così, tanto per fare un paio di nomi.

Al di là delle ospitate, è giusto sottolineare che i Saints Trade sono musicisti superbi. Mi ha colpito la voce di Santi Libra, “maschia” ma elegante, un timbro che mi ha fatto pensare proprio a Danny Bowes dei Thunder. Inoltre è altrettanto convincente e sicura la chitarra di Claudio "Claus" Maccone, potente nelle ritmiche e tagliente come la punta di un diamante nei solo. Poi Andrea Sangermano al basso completa la formazione assieme a Paolo Caridi, un fuoriclasse della batteria per l’occasione dietro i tamburi in ‘The Golden Cage’.

Questo non è un disco da ascoltare raccolti e seduti in poltrona, ma facendo “...tutta una tirata da Omaha a Tucson...” (cit. Francesco Guccini), magari immaginando di essere al volante di una vecchia Pontiac. (Mauro Furlan)