TRISTAN ROMA "Primo scenario"
(2022 )
Quante cose si possono dire di sole cinque canzoni, pur non capendo la lingua. Portate pazienza, conosco italiano, inglese, tedesco e spagnolo, ma il francese no. Eppure, c'è tantissimo da esplorare qui, anche senza afferrare le parole. E mentre sto scrivendo, ho solo ascoltato la prima canzone (“Magnolia”), ed è appena iniziata la seconda (“Vision Mer”). Perché ho già capito dove sta andando a parare, ed è una sensazione magnifica. Très bien!
Tristan Roma è un artista francese, ma dopo un viaggio in Italia, se n'è innamorato; dunque, dice di avere il cuore italiano. Cugino, non siamo poi così lontani! Nell'EP “Primo Scenario” riversa tutto il fascino subito dai nostri monumenti, dalla nostra atmosfera reale, ma anche da quella del cinema anni '60 e '70. Parlando in termini generici, il sound può essere banalmente definito come “synth pop” vintage; il sentimento vintage si vede anche nel videoclip di “Magnolia”, che se ho capito bene è girato in 35mm. Una di quelle scelte fini di pellicola che, ad esempio, fa Tarantino quando vuole far sembrare che i propri film provengano dagli anni Settanta. Ma, andando oltre la banalità, “vintage” è un termine decisamente troppo generico, per descrivere bene questo frame.
Bisogna scomodare quel fenomeno internettistico collettivo che è la vaporwave. Certo, un sentimento nostalgico c'è sempre in tutte le generazioni, che guardano indietro di vent'anni. Ma la vapor appartiene solo a questa, e ha delle caratteristiche estetiche ben precise. Oltre a ricercare i suoni di piano elettrico, e dei specifici effetti, come quello della chitarra in “La Vallee Rose”, c'è anche il recupero di quella speciale patina che riveste tutte le produzioni televisive anni '80, associata all'utilizzo di alcuni elementi della scultura greca classica, in chiave metafisica (richiamando la prima computer grafica).
Infatti, nella copertina dell'EP, Tristan Roma poggia sul capitello ionico di una colonna, che emerge dal pavimento. Per quanto riguarda l'effetto computer grafica, guardate le scarpe col tacco. La patina invece, è tutta nella sua tutina gialla. A guardar bene, anche il logo del suo nome ricorda qualcosa... e il sipario blu elettrico dietro... Insomma, questa copertina è un'esperienza estetica, osservatela! Adesso me la stampo.
Ora sono arrivato a “Le telegramme” e le sensazioni sono tutte confermate, giungendo all'apice: il brano è cantato con il vocoder, ricordando i Telex. Il synth bass pompa e gasa, assieme ai pad di tastiera, in un crescendo drammatico nel finale che fa pensare ai fasti dei Matia Bazar. Non si offenda Tristan Roma, se ho iniziato a scrivere dopo pochi secondi dell'EP. Di solito, ascolto tutto un disco fino alla fine, prendo appunti, e solo una volta terminato inizio a descrivere la musica. Ma stavolta, da subito avevo capito l'intenzione; il che NON è assolutamente un difetto. Non è questione d'essere prevedibile, anzi, è un piacevole riconoscimento degli stessi sentimenti, un rispecchiamento che si afferra bene anche da questa parte delle Alpi; la stessa nostalgia per un passato mai vissuto, di cui però si vedono le tracce nella realtà, testimoniate dal cinema.
Nel comunicato stampa, Roma dichiara di voler creare un legame artistico tra Italia e Francia, forte di un'effettiva lunga storia di collaborazioni, come quelle delle produzioni cinematografiche (film realizzati assieme, remake...). Detto così, mi vengono in mente i Rockets! Ma anche Charles Aznavour. E' un desiderio comprensibile, non dico facilmente realizzabile, ma le possibilità di farsi apprezzare in Italia ci sono, vista la lunga serie di esempi di scambi. Per ora, speriamo in un Secondo Scenario! (Gilberto Ongaro)