MAFALDA MINNOZZI  "Cinema city"
   (2022 )

Uscito per la MAMA Prod. Art., “Cinema City” è un viaggio jazz all'interno delle colonne sonore del cinema italiano, guidato dall'interpretazione di Mafalda Minnozzi, voce dalla carriera ultratrentennale che, nonostante sia nativa italiana (Pavia), ormai si può definire brasiliana a tutti gli effetti (Wikipedia racconta che nel 2001 riceve il riconoscimento come Personalidade brasiliana). Lo sto specificando perché, nel cantato, l'influenza linguistica è evidente, (“E la chiamano estate, questa estate sensa te”). Non si sa se sia una scelta di stile volontaria o un'abitudine ormai consolidata dalla permanenza. Ma per qualche ragione, il jazz raffinato si incrocia spessissimo con il portoghese. Vuoi per Chico Buarque, vuoi per il samba e la bossa nova, ma è un caso frequente.

Leggendo i titoli, vediamo che, tra i film scelti, ce ne sono alcuni prediletti: ben tre titoli provenienti da “Nuovo Cinema Paradiso”, cioè il “Love theme”, “Se” e “Maturità”, e due da “C'era una volta in America”, cioè “Amapola” e “Deborah's Theme”. Nelle prime tre, in “Love theme” il sax fa da controcanto alla voce, rendendo il brano più giocoso e leggero, rispetto al tema originale con la tipica firma grandiosa di Morricone. Con “Maturità”, Mafalda intona sillabe e moine. In “Se”, magari voi che leggete siete più colti di me, ma Minnozzi canta... un testo! Non sapevo che esistessero dei testi per quei temi, conoscevo solo le versioni strumentali. “Se” è quella melodia super tragica che ti fa venir voglia di piangere sulla spalla di un amico, ma il testo cantato placa la voglia di disperarsi al vento. Contegno, signori, contegno!

Il disco è aperto da quelle note serene di Rota per “La dolce vita”, dove la voce imita anche la tromba quando si usa col sifone (uauauauaua). E Minnozzi cita anche quel “Marcello” pronunciato da Anita Ekberg nella celebre scena della Fontana, mentre la band swinga gentilmente. Con “Loss of love”, spolveriamo il film “I girasoli”, e il disco passa anche per “Anonimo veneziano”, “Metti una sera a cena” e “L'appuntamento”, in cui Mafalda regge bene l'inevitabile paragone con Mina. In “Arrivederci Roma”, la cantante mette da parte (ci prova) l'influenza brasilera per prendere in prestito l'accento romanesco, con un po' di difficoltà; ma sorprende in “Amici miei”, di cui riprende l'approccio di Gilda Giuliani, restituendo (rubo da un commento di YouTube) quell'intenzione a metà tra malinconia e beffa, di cui è impregnato il film (e un po' anche il nostro spirito tricolore).

Ultima sorpresa (magari solo per me, come ho scritto prima, magari siete più colti voi) è “Nella fantasia”. Se questo titolo non vi dice niente (come non diceva nulla a me), la versione strumentale è “Gabriel's Oboe”. Sì, anche la musica dell'Otto per – ops – del film “The mission”, con quell'oboe che ti fa metter mano al portafogli e dare tutto al mendicante con lacrime di giubilo, aveva una versione con testo. Minnozzi lo canta con una tenerezza davvero toccante. Non a caso, questo brano è stato scelto per girare il videoclip in studio, in cui si può apprezzare anche la visione del flicorno (mentre il fonico resta ad ascoltare sullo sfondo con le braccia incrociate). Il tempo si sospende, e la magia di Morricone si trasmette anche attraverso la bravura di Mafalda Minnozzi.

Pregevole anche la band che la accompagna senza mai sopraffarla, ma anche senza sparire, lasciandosi apprezzare negli assoli di pianoforte, nell'introduzione di contrabbasso in “Se” e in altri punti ancora, da scoprire. Un viaggio nella città del cinema, “Cinema City”, da diffondere nel bistrò, bevendo il caffè al tavolino. (Gilberto Ongaro)