BRYCE HACKFORD "Cloud holding"
(2022 )
Bryce Hackford è un polistrumentista e compositore newyorkese, tornato a febbraio, a due anni di distanza dalla sua ultima fatica discografica (“Safe (Exits)”).
Il nuovo lavoro dell’artista statunitense, il quinto della sua carriera discografica (uscito per Futura Resistenza Records), rappresenta un esperimento ambizioso e originale per rincorrere l’idea di artificialità: partire da un’esibizione collettiva e lavorare su quei suoni, decostruendoli, modificandoli e trasformandoli in qualcosa che sembra fluire da qualche strano marchingegno elettr(on)ico.
Nascono così dieci brani condensati in circa mezz’ora, in un viaggio straniante che prende le mosse dalle atmosfere esoteriche di “Fires” e si spegne su quelle più morbide e vagamente oniriche di “Not Back Wave”. Il viaggio è lento e sembra scivolare in maniera del tutto lineare, fra gli intarsi di flauto di Pan (Kathleen Baird), di arpa (Shelley Burgon), del sintetizzatore Omnisphere (Camilla Padgitt-Coles), di trombone (Michael Wrasman Hurder), uniti alle voci di Dominika Mazurová e di Alice Cohen, mentre Bryce Hackford rappresenta una sorta di architetto di un suono impreziosito dai suoi sintetizzatori, dalle sue tastiere e dalla sua chitarra elettrica.
Ipnotizza “Is Anyone Home”, fra le più belle intuizioni di questo disco, e lo stesso fa la melodia lieve e liquida di “Cloud Holding Sculpture” (realizzata con i feat. di Michael Wrasman Hurder e della sunnominata Dominika Mazurová), mentre la reale distensione comincia da “Cassette Mascara Parade”.
“Cloud Holding” è un lavoro complesso, ma tecnicamente notevole e dal fascino estremo. (Piergiuseppe Lippolis)