GIANLUCA SECCO "DanzaFerma"
(2022 )
Artista polivalente dalla ricerca musicale viva e sofisticata, Gianluca Secco si propone con questo nuovo album, ''DanzaFerma'', che appare puro distillato di quattro diversi stili.
Friulano, 41 anni, Secco ha iniziato con l'avvicinarsi al mondo delle sette note giovanissimo, entrando a fare parte della band Dolcenera nel Veronese e approcciando per primo l'universo rock per poi abbracciare il noise, quindi anche il blues e la strumentazione chitarristica.
Dopo il suo primo disco, ''Stanze Spoglie'', la ricerca di Secco è andata via via allargando i propri confini, e si è Impreziosita delle esperienze che l'artista ha potuto sperimentare con il gruppo dei Nexus dapprima e quindi, soltanto due anni or sono, con la band romana dei Senza Essenza: per ultimo anche il blues ha influenzato tutta la giovinezza di Gianluca, sino a divenire una espressione di questo nuovo lavoro, in cui è irresistibile il bisogno di abbattere i confini tra i diversi status musicali, intrecciando gli stessi stili sulla canzone d'autore.
Sono le tante anime di Secco a balzare vive da questo quadro: da vedere e da ascoltare con estrema attenzione e cura. Lo compongono undici brani, iniziando da "Sangue", invocazione alla "Terra gravida e malinconica", su cui si è sputato e bestemmiato: un inno che trasuda ritmo incalzante, pulsante.
''DanzaFerma'', successivo brano che dà il nome al disco, ha suono pastoso, perfetta unione di armonia raffinata e dall'atmosfera lontana, il basso introduce alle "foglie tremano, illuse cadono, già da terra, su di noi. E dietro questa danza naturale, si muovono le mani, che sinuose tacciono, profumi e gocce di favole".
Si sente, dentro, questa sonorità arricchita da un desiderio inarrestabile di entrare dentro, un richiamo alla musica che diviene musica. Il disco, che vede la collaborazione di Gianluca Secco con il pianista romano Antonio Arcieri, è anche una esigenza: l'abbattimento dei confini musicali per l'espressione secondo un genere personalissimo fatto di estro, originalità, invenzione a regola d'arte.
In "Di schianto", il pianoforte di Arcieri introduce una lirica di stampo crepuscolare, "Di schianto la strada, lì senti, li senti, travolge: c'è più polvere di sabbia tra le unghie, scoppio di cenere tra i denti...". La poesia diviene nella sua seconda parte anelito di libertà, il sacerdote druido che chiede alla terra madre protezione: "Pregherò, rimpiangero', un soldo di pietà, polvere, polvere, polvere". Brano splendido, dal sapore mistico.
La sonata per pianoforte e voce lascia poi il posto a "Muta", che può proporsi un motivo dal limpido connotato rock, chitarra elettrica a far da tappeto in chiave classica alla narrazione di una scabrosa violenza al femminile: "Schiava del padrone, vile, cieco, assassino". La canzone cantautorale che ha indossato in questo caso il suo vestito eclettico, fortissimo. Che sottintende l'approssimarsi di una tragedia raccontata in fotogrammi: "Mi accusera', mi torturera', mi ucciderà", in un crescendo ipnotico e quasi ossessivo.
Tra i brani sicuramente più belli di questo album dalla altissima creatività, l'attuale "Senza velo", in cui Gianluca Secco compare, appunto, senza veli per gridare la libertà delle donne islamiche, "che hanno indossato una bomba nell' ombra, stretto tritolo in cintura: esplode l'amore, l'odio, l'ira, il terrore". La voce è struggente, sincopata e si eleva al di sopra di pause sapienti che raccontano più di ogni altra cosa.
Ricordiamo infine che Gianluca Secco ha ricevuto cinque anni fa, il Premio Tenco NuovoImaie per la migliore interpretazione: con questo disco entra in una dimensione ricca di sfumature e versatilità che porta al vertice il canto, il contenuto, il suono. (Leo Cotugno)