DEL NORTE "I was badger than this"
(2022 )
Marchigiani originari di Pesaro, da tempo culla di una fiorente scena indie, i Del Norte sono un trio formato dal cantante e chitarrista Gianfranco Gabbani, dal bassista Luca Follega e dal batterista Gianluca Fucci. A quattro anni distanza dall’ep di debutto “Teenage mutant ninja failure” si ripresentano con le dieci tracce inedite di “I was badger than this”, autoproduzione che offre vari spunti di interesse.
E’ un disco che mantiene ciò che promette dalla prima all’ultima nota, portando avanti con incrollabile coerenza l’idea di fondo da cui nasce: vuole essere ruvido, rumoroso e lo-fi, ed in effetti è ruvido, rumoroso e lo-fi. Magari non così originale – importa davvero? -, ma sicuramente ben pensato e ben scritto, nel devoto rispetto di modelli e maestri più che evidenti.
Così espliciti che per lunghi tratti sembra quasi di ascoltare una sorta di tributo ai Nirvana (periodo “Bleach”), ma poco conta: una volta che le coordinate sono chiare, l’album funziona a meraviglia tra bordate di fuzz e quella generale attitudine a riprodurre fedelmente un suono sporco, distorto e sbagliato affidato ad un canto impersonale, lontano, spesso in secondo piano. Un crooning privo di impennate, ma che proprio grazie a questa slabbrata apatia risulta credibile e centrato, perfettamente calzante ad una musica agonizzante e fragorosa.
L’ombra lunga di Cobain & soci avvolge l’opener “Half moon + punch”, sbavata e cattiva, così come il boogie gracchiante di una “Shoulda knew it” che richiama perfino i fratelli Gallagher degli esordi (è un complimento); dall’intreccio acido di “Nora is having a shower” – i Verdena che suonano i Sonic Youth? – agli echi Swervedriver/Jesus & Mary Chain di “Song for A.” fino all’impasto Dinosaur Jr./Yo La Tengo della lunga “Sycamore grove”, vanno in scena trentasette minuti tesi e densi di noise in veste grunge o viceversa, sempre avviluppati in quella ragnatela lo-fi che ne costituisce il core e ne rappresenta la reale cifra stilistica. (Manuel Maverna)