LORENZO PUCCI  "Sono sempre in ritardo"
   (2021 )

Se le buone sensazioni non mi tradiscono, ho avvertito che l'album d'esordio di Lorenzo Pucci "Sono sempre in ritardo" rappresenti in pieno il suo vissuto e percorso artistico, prima in veste di batterista e autore, poi mettendoci la faccia con le 17 canzoni che compongono quest'opera prima, seppur caratterizzata da quattro intervalli narrati dall'attrice Evelina Boselli sullo scorrere del tempo.

Nelle rimanenti 14 tracce Lorenzo dimostra come si sia conquistato con alacrità quella maturità necessaria per annoverarlo nella nuova scena cantautorale, dal momento che non basa la sua musica solo su schemi collaudati, ma l'amplia con ardore spontaneo, concedendosi una mescolanza stilistica che, di primo acchitto, non è roba da tutti.

Il lavoro si rapporta con lo scorrere del tempo e degli incontri: entrambi passano spesso senza renderci conto della loro importanza, ed ecco che il disagio nei confronti delle lancette frenetiche (che impone cose assurde...) porta a quell'ansia destabilizzante che non fa certo bene alla causa sociale, umana ed introspettiva. Tuttavia,la simpatia di "Temporale" e "Non è cosa" s'accosta a quella di Daniele Silvestri ma con punte di gustose frivolezze in più. E pure l'aria gospel che soffia in "Altare" ha il suo perchè: ricercate il vostro, mentre snocciala in "Al volo" un rimario sbarazzino, e se ne frega se non ha preso il "Diploma", chiaro?

L'impegno riflessivo lo consegue ricorrendo a "Elio", "Sono sceso in piazza", "Sono sempre in ritardo" e la malinconica "Tenere il passo". Invece, acchiappa assai la bizzarria fluttuante di "Vorrei portarti lontano". La proposta luculliana di Pucci ci porta intensamente a "La scritta fine", lasciandoci un "mescolino" sul viso poiché dispiace arrivare al capolinea di un album forgiato con un bel mix uditivo accattivante di pop, R&B, gospel, foriero di futura freschezza migliorativa. Comunque, alla bisogna, le voglie passano facilmente premendo il tasto "repeat", eh? (Max Casali)