PAULA SCHOPF "Espacios en soledad"
(2021 )
Sei esule, emigrata/o dal tuo Paese? Forse potresti trovare qualcosa di familiare qui, qualcosa di cui dire, come scrivono gli inglesi: “I can relate with this”. Paula Schopf è ormai una tedesca integrata, ma è nata in Cile. E vivendo in Germania, ciò che restava della sua terra natia erano solo i cliché che conosciamo in Europa. Ma il destino di chi abbandona la terra d'infanzia è avere un'identità racchiusa lì, dove si è formata, e anche se cerchi di ricostruirne un'altra che le assomigli, prima o poi quella ti chiama per fare i conti, almeno una volta.
Per la musicista Paula Schopf, questi ricordi sono principalmente acustici. Suoni e rumori che identificano Santiago De Chile. E così, tornando lì, crea 16 minuti di field recordings, e li intitola “Espacios en soledad”. L'EP, uscito per Karaoke Kalk, è un'esperienza immersiva, che parte dai rumori di aeroporto, tra l'aria mossa dall'aereo e la ceramica delle tazzine di caffè al bar, fino ad atterrare tra le voci dei cittadini. Il fatto che, tra i rumori, ci sia una donna che canta a cappella un brano della cantautrice Violeta Parra, ci fa capire quanto i cliché europei sul Cile siano ben poca cosa, rispetto alla più ricca cultura cilena.
E poi annunci al megafono, madri che rimproverano i figli capricciosi, il classico predicatore di strada che invoca l'apocalisse – ma stanno dappertutto? Tutto ovviamente in cileno. Oltre alle voci, anche i rumori sono molto suggestivi. Tanti mezzi di trasporto, percussioni... un pupazzo di gomma?
Altri suoni d'ambiente sono difficilmente spiegabili, a meno che non siano registrati correndo in auto in una galleria, coi finestrini aperti. Forse si sente una bicicletta. In certi momenti, sembra che quello che ascoltiamo sia accelerato, come se gli eventi a cui assistere fossero lontani chilometri tra loro, e noi in certi punti della traccia percorressimo le distanze di corsa per sentirli tutti. C'è comunque un piccolo apporto puramente musicale di Schopf, aggiungendo, in questi raccordi, dei suoni elettronici d'atmosfera, ma non snaturano la realtà riportata dei field recordings.
Un viaggio molto personale, che può decodificare del tutto solo la stessa Paula Schopf. Ma il senso di ricerca tra i rumori familiari, la sensazione di riconoscersi e/o disconoscersi in un ambiente, quella è comune a tantissime persone. (Gilberto Ongaro)