DURAN DURAN "Future past"
(2021 )
Una premessa. Questo album andrebbe fatto recensire da un qualsiasi essere umano nato, diciamo, non oltre il 1985, più o meno. Perché solo così ci potrebbe essere una lettura musicale scevra da ogni qualsiasi influenza storica... anzi no, col piffero.
Questo album non andrebbe nemmeno recensito, perché per una certa generazione i Duran Duran non si discutono, si amano, punto e basta. Senza bisogno di doverli sposare o andare a Sanremo a piangere sugli arti fratturati di Simon, si amano punto e basta.
Perché sono stati la storia degli anni '80 (e paradossalmente anche dei '90, citofonare "Ordinary world", che non mancherebbe in nessun revival di quegli altri anni), e il fatto stesso che esistano ancora basta e avanza per dare sei stelle su cinque, poche storie.
Non vi va bene? Chissene, avete altre decadi di musica da adorare, quindi lasciate in pace noi vecchiacci che al solo ricordo di quanto loro abbiano rappresentato - anche solo, maschiettamente parlando, il riempirci di loro materiale per poi mendicare, in cambio di un articolo su John o Nick, anche solo un bacio sulla guancia dalla nostra compagna di classe - ci facciamo venire la lacrimuccia dall'occhio bovino.
Ecco, questa sarebbe la recensione, senza nemmeno bisogno di ascoltarlo, l'album, appunto perché di dogma indiscutibile si tratta. Poi, se vogliamo parlare di musica, qui ci sta bene fare presente che i DD riescono in una ottima maniera a fare quello che da loro si chiede (musica che richiami il passato e pochi fronzoli modernisti) senza apparire per forza di cose nostalgici e ripetitivi. Insomma, un discreto punto di incontro che altre volte era riuscito e altre no, nella loro esperienza del terzo millennio.
Godiamoci quindi la divertente "More joy!", o la collaborazione con Moroder di "Tonight united", o la coralità di "Anniversary", e magari lasciamo anche passare qualche lento centrale che forse abbassa un po' il ritmo, ma alla fine chissenefrega.
Stanno invecchiando benissimo, e si sente da ogni singola nota dell'album che c'è voglia di fare per passione e non per la necessità di indorarsi la pensione o per avere materiale da tour.
Poi chiaro, chi li va a vedere dal vivo aspetterà "Hungry like the wolf" e non "Nothing less", ma è garantito che qua le 12 canzoni passano senza affaticare l'ascolto, proprio per niente. E, comunque, ad ogni modo, come già detto in altre recensioni dei Duran Duran su questo sitariello negli ultimi 15 anni: ce li conservino per altri decenni, i Nostri. E se non vi va bene, o siete stramaledetti inutili millennials, o mentite. (Enrico Faggiano)