ANANDA MIDA  "Karnak"
   (2021 )

Il sound ’60-’70 si difende ancora con le unghie e con i denti, in un circolo attivo e poco nostalgico, forbito di lavori convincenti che ne tutelano la conservazione brillante. Entrando in tema, c’è tal Max Ear che fa capo (insieme a Matteo Pablo Scolaro) del collettivo Ananda Mida, dedito allo psych-stoner-rock, i quali si cimentano in un’operazione bizzarra ed inusuale: rilasciare un e.p. live intitolato “Karnak” di soli tre pezzi per un totale di una ventina di minuti.

Operazione azzardata, certo! Ma almeno nessuno può contestargli di fare scelte dozzinali o banali. Trattasi di lavoro transitorio per quello che sarà il terzo capitolo di una trilogia cominciata con “Andnatius” e “Cathodnatius”, atti dedicati (rispettivamente) alle forze negative e positive orbitanti nel nostro vivere.

La strumentale “Anulios” spalanca l’uscio dell’opera colorando con ammaliante andazzo Pinkfloydiano e schitarrate fitte e paranoiche in chiave stoner, mentre la presenza di Mario Lalli, alla sei corde nella successiva “Jam with Mario”, potenzia il mood con divergenze funk che fan forgiare un vortice di modernariato-vintage con improvvisazione altisonante, estesa su 500 secondi, fecondati con dotta maestria.

Infine, ripropongono “The pilot” del precedente album, affidando la linea vocale alla gagliarda ugola di Conny Ochs, che orna l’assetto esecutivo con fermezza ed incisività, in una sorta di psycho-space-rock che volteggia fluttuante nel firmamento.

Nonostante il timing segni appena 22 minuti, in “Karnak” non mancano saliscendi di (r)umori e stilismi, come pure non deficita di trovate luminose. Tanto basta per alimentar fiducia che l’atto finale della trilogia concepita non uscirà con la fretta di rivelarsi ma con equilibrio ed innovazione compositiva. Questo è poco ma sicuro. (Max Casali)