A-HA "Hunting high and low"
(1985 )
Trippa per gatti ce n’era poca: quella versione di “Take on me” proprio non aveva attecchito. Troppo lenta, con video troppo banale per sfondare e diventare il primo successo pop scandinavo dai tempi degli Abba. Poi, qualcuno ebbe l’idea geniale, e attaccò alla canzone quella filastrocca synth che, fosse arrivata 20 anni dopo, sarebbe potuta essere la suoneria più scaricata del pianeta. Il video venne riproposto, con una storyboard che sconfinava nel fumetto d’azione, e il gioco fu fatto. Tre norvegesi vennero così lanciati nelle classifiche, oltre che nei diari delle ragazzine, a far da contraltare meno glamour alle varie duranmaniache e spandausballate. Sfruttando al massimo le opportunità dei videoclip, gli A-Ha trovarono la chimica giusta per la stairway to heaven: “The sun always shines on TV”, “Train of thought” e la titletrack (con uno dei video più belli della storia) divennero patrimonio comune, portando questo pop tranquillo – adatto da sentire davanti ad un fiordo – in tutte le radio. Non erano però semplici manichini da mettere davanti ad una telecamera, e forse il loro genere non era così commerciale come la facile “Take on me” poteva far pensare. Oltretutto, avevano un difetto: erano in tre, per cui meno scelta sull’idolo da mettere nel poster da cameretta (c’erano derby interni tra Simon e John nei Duran, tra Tony e Gary negli Spands). E, a dire il vero, non è che i due compagni di Morten Harket fossero candidabili a Mister Norvegia. Vissero altri due anni di successi, però in leggero calo costante, poi la fine del decennio che spazzò via tutto. Un qualche approccio solista poi, come tanti altri, il comeback. Di gran classe (citofonate a “Summer moved on”) e con video sempre da far strabuzzare gli occhi (“Lifelines”), il Nord Europa si è fatto di nuovo ammaliare dal sound garbato della band. Peccato che le dinamiche della promozione non li abbiano più riportati sul Mediterraneo. Lo avrebbero meritato. (Enrico Faggiano)