DURMAST "Alone"
(2021 )
Nove tracce che sono intrise di una musicalità dance vicinissima a quella degli anni Ottanta e Novanta. Nove brani che donano conforto e serenità esulando corpo ed anima dalla più noiosa routine. Si chiama ''Alone'' il nuovo album prodotto da Davide Donati, in arte Durmast, producer di Senigallia, in provincia di Ancona, nato come batterista punk-rock.
L'album, che fa seguito a ''Village'', anno 2019, e ''Cesano'', edito nell'anno successivo, è immagine di un lungo viaggio solitario - da qui il titolo - volto alla ricerca di sé stessi ed espresso anche dai titoli delle sopracitate nove tracce. Durmast sottolinea che all'origine di "Alone" ci sia un sogno ricorrente, l'esser all'interno di una enorme fabbrica, immersa nell'oscurità, con un barlume che si fa di momento in momento più vicino, salvo scomparire mentre lo si sta per cogliere. Nell'attimo esatto in cui ciò avviene, ci si ridesta ed ha avvio il viaggio surreale alla scoperta dell'immaginario, trovando spazi e tempi a cui sono dentro insidie ad ogni angolo, ma anche porti sicuri.
Nostalgia del synth anni Novanta, suggestioni house ed atmosfere dreamy. E poi le emozioni, le sensazioni, i ricordi, ed i sogni composti da una moltitudine di sfumature e colorazioni, ma che hanno dentro un unico centro, la solitudine. Unendosi alla individualità ecco che si trasmette la libertà intesa come totale assenza da vincoli: lo stile lineare coniato dalla unione di synth, basso e pianoforte crea questo perfetto mix di sonorità anni '80 e '90 con aggiunte di breakheart, ambient e trance.
La trasposizione di un presente che corre, di un ricordo ricorrente e di un futuro pieno di positività parte dalla suggestiva ''Trip'', secondo motivo dell'album che racchiude un ritmo calzante e primitivo da un lato ma anche ricercato e controllato dall'altro. Questo ricordare, a metà strada tra il tribale e l'accademico, genera piacevolissima nostalgia anni '80 in ''Seer (La Magia)'', delizia electro dreamy che rilassa per mezzo di un'atmosfera sonora curata dal basso, molto intuitivo, ed al synth polivalente e magnetico.
Le reminiscence dance esplodono proprio in ''Trip'', composizione di elettronica elevata che porta con sé tanta emotività che raggiunge il top nel basso e nell'idillico pianoforte. Si passa al suono calmo e delicato di ''Reef'', con il basso nostalgico vicino alla new wave inglese di metà anni Ottanta: una quiete esistenziale che precede il torrente di suoni di ''Motorsport'', dallo stile dance frenetico mosso dal synth portato allo stremo ed una potenza sonora ineguagliabile.
Ecco la genesi della rinascita, ma dietro c'è un messaggio, si deve correre per raggiungere il traguardo. ''Match'', quinto brano della scaletta, ha una brillantezza ricca di atmosfere accattivanti e che torna a deliziare mente ed orecchio: quella nostalgia che ha insegnato a sopravvivere si mostrerà nello splendido "Nobody", a nostro parere il migliore prodotto di Durmast assieme a ''Trip'', nel synth c'è proprio tutta la forza della contemplazione dello stare soli.
Le ultime tre tracce vedono la meditazione della ricerca con ''Lighthouse'', dal basso profondo e il synth monumentale: una volta che si è corso per raggiungere quel sudato traguardo, si può tastare la luce che conduce ai porti tranquilli. ''Pawn'' contiene il basso dalle sonorità più elettrizzanti di tutto il disco: il suggerimento del lavoro duro dell'essere sempre in primo piano a combattere per la vita e quella degli altri, il sacrificio che porta alla felicità e che ''Low'', nono ed ultimo brano, conforta con una sintesi di basso armonico e note essenziali quale raggiungimento di una Pace intima lontana da qualsiasi legame. (Leo Cotugno)