PAUL DUTTON  "Parallel spark"
   (2021 )

Ogni volta che sento la parola rocker ho paura di trovarmi davanti ad un sessantenne nostalgico con una chitarra scordata che urla ai quattro venti quant’era bella la rivoluzione (che mai è esistita probabilmente), quindi, ogni nuovo disco con chitarre distorte mi incute sempre timore.

Quando però ho schiacciato play sul disco di Paul Dutton ho capito che la pasta era tutt’altra, che la genialità albergava in quelle note e che band come Motorpsycho e Deus esistono ancora, vivono e prosperano tra le dita e le menti di molti. Vi sto parlando di “Parallel Spark”, un disco dalle sfumature psycho-grunge-alternative rock che non spazza via ogni vostro pregiudizio su questo genere, purtroppo stuprato da molti e molto poco valorizzato per il grande ritorno in auge.

Brani come “Walls of Light”, “Long lasting”, “Pantheon”, non li sentirete di certo in tendenza su Spotify o tra le corde vocali dei Maneskin, anzi, saranno piccoli gioiellini da collezionare, in vinile possibilmente, e nascondere in piccoli angoli di cuore oscuri.

Il disco scorre molto velocemente, adatto in ogni occasione ed è ottimo come un vino d’annata che non si riesce a togliere dalle labbra. In sintesi, questo disco potrebbe essere un ottimo spartiacque tra ciò che era prima il rock e ciò che invece adesso deve assolutamente essere, un viaggio continuo verso nuovi mondi inesplorati dove il pop antiestetico e le hit da radio non potranno mai arrivare.

Quindi, indossato il vostro cappello texano, fumate il vostro sigaro, bevete il vostro whisky e lasciatevi cullare dalle note di Paul Dutton e del suo “Parallel Spark”, e sperate di assistere ad un suo concerto prima o poi, ne varrà assolutamente la pena. (Lorenzo D'Antoni)