VENUS IN DISGRACE  "Dancefloor nostalgia"
   (2021 )

Un vortice incredibile di viaggi temporali e tematiche ricercate, nel nuovo lavoro targato Venus in Disgrace. Il duo romano, formato da Fabio Babini e Max Varani nella seconda metà degli anni '90, torna sulle scene dopo un lungo silenzio discografico. Il nuovo album “Dancefloor Nostalgia”, prodotto per l’etichetta italiana Lost Generation Records, affonda le radici che arrivano dal passato polveroso e accende la luce sul presente speciale e delizioso.

L’apertura dark wave di “Hedda Gabler” strizza l’occhio a lavori geniali stile New Order e vede la preziosa collaborazione di Gianluca Di Virgilio, musicista eccellente che inserisce la sua voce e una linea di chitarra. La struttura del brano segue il tempo ipnotico del synth, avvolto dalla drum machine stupenda. Per una traccia godibile e leggera.

Segue “Dim Light”, con il tiro incendiario e cosmico della batteria, che viaggia alla perfezione sulla tastiera spaziale. Infine il passaggio delicato delle chitarre danza sul bridge synthpop. “White Desire” invece si spalma a dovere su un battito di ali oscuro e su un giro articolato, che al rilento prende vita su un ambiente misterioso. Fino al ritornello contagioso e orecchiabile.

Il percorso poi cambia rotta, sulle atmosfere ruvide di “Watching Down the Spiral”, dove troviamo un riff martellante e quasi aggressivo, la chiave portante del brano viene animata dagli echi grotteschi di fondo e il synth surreale. “Strasbourg 1518” è invece una composizione dance, con un giro monotono iniziale del pianoforte. Sul testo in italiano si capta un segnale personale e malinconico, che porta a molte influenze del maestro Franco Battiato e dei suoi lavori anni '80.

Mentre “The Wind through the Arcades” lascia un’atmosfera soffice e incantevole, senza dubbio uno dei brani migliori di questo disco. Per la giusta intensità che trasmette, soprattutto nella voce calda e struggente. Dopo di che arriva la cover di “Summer in Solitary Beach”, dove i due musicisti mettono in mostra tutte le qualità musicali, con una rivisitazione da brividi, impreziosita da Simone Salvatori e Francesco Conte, altri due artisti di spessore.

Ci soffermiamo sulla title track “Dancefloor Nostalgia”, che conferma il lavoro fatto nelle precedenti strutture, all’insegna della tristezza e con un synth pop preciso e diretto. Verso la fine “Delacroix” contiene poi delle idee incredibili, con la cura maniacale aggiunta dalla bassista Bez Yorke qui alla seconda voce. Il testo infine è un estratto del poema “Abbandonati in braccio al buio" di Antonia Pozzi.

In chiusura ecco una breve suite dance floor intitolata “Where glittering reflections of a disco-ball fade”. Un disco ben fatto quello dei Venus in Disgrace, anche se spesso abbiamo la sensazione di qualcosa di già sentito, che distorce l’attenzione. Attendiamo nuove sorprese improvvise, per un'ulteriore conferma. (Simone Catena)