ERNEST LO  "Io so essere macchina"
   (2021 )

“Io so essere macchina” è l’album d’esordio di Ernest Lo, uscito per Music Force. Le sue brevi canzoni restituiscono un artista dall’approccio sarcastico e beffardo, con un’elettronica che segue tale atteggiamento, con suoni a volte acidi ma più spesso in staccato, saltellanti.

“Ssialaé”, su coordinate dub, esaspera quella che poteva essere una normale canzone di apprezzamento verso una donna: “Mi piace respirare il tuo respiro, l'odore del tuo alito è superlativo (…) La secrezione dei tuoi liquidi mi fa letteralmente venire i brividi”. Con “Errore 404” si entra in ambito social network, dove Ernest bazzica in più brani, ma qui lancia una stoccata al Mark più ricco del mondo al momento: “Hai mai pensato che forse Zuckerberg è il nuovo Hitler?”. Segue poi una carrellata di profili tipo: “La piccola fanciulla smarrita pur di piacere mostra fin sotto la vita (...) poi c'è l'audace promoter spigliato, sicuro di sé, come non fosse un reato”.

Se un sentore di Camerini si percepiva, se ne trova la conferma con il synth punk di “Bla bla bla”, deridendo la cieca fiducia nell’informazione online: “E questa non è la verità, la verità è mangiarsi una pesca”. Suoni pizzicati che ricordano il “Lemon Tree” dei Fool’s Garden accompagnano “I gatti del borgo”, che racconta i soliti giovani alcolizzati che vagano per strada, ma la situazione degenera. “Ti piace?” presenta una voce deformata e vagamente inquietante, che fa domande: “Ti piace il gelato? E il prezzo pagato? (…) Ti piace fare sesso? E il seme disperso?”. In generale c’è sempre un clima surreale, in questo album.

Si procede facendo la spesa “Alla Coop”, e Ernest si fissa su uno spazzolino, dal quale parte un’analisi: “Vendono spazzolini fantastici (…) c'è il profondo che scava a fondo negli interstizi reconditi tra un dente e l'altro (…) però ti ci mettono il caschetto protettivo che sta stretto, e comprime le setole, piegandole. Così lo spazzolino si rovina prima”. Con “Serena vuole andare a nanna”, Ernest dimostra che sa anche cantare “normalmente”, su una chitarra acustica, e tenendo anche una nota alta lunga verso la fine. Ma si torna di nuovo agli arrangiamenti elettronici con “Numeri” e i testi telegrafici: “Giornalista, corteo negazionista, per la salute dei suoi simili. O solo per i numeri?”. Un valzer straniante fa danzare le “Talpe ubriache”, descrivendo casi umani con metafore di animali: “Topi seduti dentro a un garage, cani randagi sorseggiano al bar”. C’è da dire che l’approccio vocale di Ernest ricorda un po’ quello di Franco Fanigliulo, quello che voleva “vivere alla grande, eh già”, ma la sicumera si dissolve con “Bar Lume”, dove Ernest riesce a scrivere un testo vaneggiante, che rende bene la condizione ebbra del personaggio interpretato.

Riassumendo: sarcasmo, surrealismo, un tentativo di analisi economica basato sugli spazzolini, Camerini, Fanigliulo. Forse non si capisce ancora bene la direzione precisa di Ernest Lo, ma queste premesse sono parecchio allettanti! (Gilberto Ongaro)