WHITESNAKE  "Love songs, The blues album, The rock album"
   (2021 )

“L’identità dei Whitesnake abbraccia l’hard rock, il rhythm and blues, il soul, le melodie, il divertimento… è quello che facciamo; se vi piacciono queste cose, probabilmente vi piaceranno i Whitesnake”. Questo è ciò che scrive David Coverdale sul retro copertina del libro di Martin Popoff “Whitesnake, il viaggio del Serpente Bianco”, Tsunami edizioni. Direi che David descrive in maniera perfetta l’essenza del sound della sua ormai mitica band, non lasciando dubbi su ciò che può aspettarsi l’ascoltatore. Ciò premesso vorrei fare un piccolo escursus sulla memoria, sui ricordi di chi scrive che però sono anche i ricordi di tantissimi appassionati di good music della mia generazione.

Era il lontano 1973 quando, in concomitanza con l’uscita dell’album ''Who Do We Think We Are'' dei Deep Purple, gli estimatori del mitico gruppo inglese ebbero la “doccia fredda” della notizia dell’abbandono della band da parte del bassista Roger Glover e del fantastico frontman vocalist Ian Gillan. I più pensarono che fosse finita lì l’avventura della più granitica, potente e talentuosa rock’n roll band della storia; ma così non fu, per nostra fortuna. Senza entrare nei dettagli, peraltro poco edificanti, dei motivi della rottura tra i membri del gruppo, entriamo nel vivo di questo articolo. Glenn Hughes (ex Trapeze) rimpiazza Roger Glover ed un pressoché sconosciuto cantante, certo David Coverdale, rimpiazza Ian Gillan tra lo sconcerto generale ed anche un pizzico di derisione mista a commiserazione ostentata dagli addetti ai lavori (leggi stampa specializzata). Mai fu così sbagliata una valutazione, dettata più dalla superficialità che non dalla passione. Forse solo l’infausta recensione di ''Very Heavy, Very Umble'', album di esordio degli Uriah Heep del 1970, può impietosamente mostrare ancor di più la supponenza che caratterizza certi “esperti”, sempre pronti a pontificare in maniera gratuita e preconcetta. La militanza di David Coverdale nei Deep Purple ebbe breve durata, solo tre anni durante i quali però ebbe modo innanzitutto di non far rimpiangere il grande Ian Gillan, e in particolare l’opportunità di dimostrarsi un grandissimo vocalist e compositore. Nel 1977 escono ben due album a nome David Coverdale: ''Whitesnake'' e ''North Winds'', successivamente ha inizio la storia dei Whitesnake che giunge grandiosa fino ai nostri giorni.

Con ben 12 album in studio più numerosi live, video e singoli, la band si è guadagnata il diritto ad essere una delle realtà più apprezzate, stimate e seguite al mondo nel variegato e competitivo mondo dell’heavy rock. Dopo la non esaltante prova dell’ultima incisione del 2015 ''The Purple Album'', sono da poco uscite ben tre raccolte in doppio vinile colorato che comprendono il periodo che va da ''Slide It In'' fino ad oggi, compresi brani tratti dal favoloso album solista di David Coverdale ''Into The Lights''. Esse sono così divise: ''Love Songs'' (doppio vinile rosso), ''The Blues Album'' (doppio vinile azzurro), ''The Rock Album'' (doppio vinile bianco). Sono tutte e tre vivamente consigliate perché, pur essendo raccolte, consentono di entrare in pieno nel dirompente ed intrigante mondo del “Serpente Bianco”. Tutti i brani sono adrenalinici, con una sezione ritmica sempre incisiva e travolgente, chitarre iperboliche e molta, molta melodia, caratteristica quest’ultima che distingue e innalza i nostri a un livello un tantino più alto e apprezzabile rispetto alla maggior parte di band similari, almeno a modesto avviso di chi scrive.

Su orizzonti spiccatamente melodici si muovono tutte le bellissime canzoni contenute in ''Love Songs'' tra cui spiccano ''Let’s Talk It Over'', ''The Deeper The Love'', ''All I Want All I Need'', ''Too Many Tears'', ''Can’t Go On'', ''Is This Love'', ''With All Of My Heart'', la struggente ''Summer Rain'', e non finirei qui tanta è l’emozione che trasmettono David Coverdale coi suoi Whitesnake in versione soft. In sostanza l’intero ''Love Songs'' è godibile e coinvolgente dall’inizio alla fine, tanto che al termine vien voglia di posizionare di nuovo la testina sui solchi e ripartire da capo, facendosi cullare da questa musica meravigliosa, poetica e da una voce tra le migliori in circolazione. ''The Blues Album'' si apre con il devastante blues di ''Steal Your Heart Away'', con una band che non fa sconti a nessuno e si esprime da subito a massimi livelli di pura adrenalina, con una carica ineguagliabile. Di seguito gli altri brani in una successione di energia potente e capace di arrivare fino al midollo, fin nell’anima, cosa questa non comune per il genere che solitamente si limita a coinvolgere soltanto la parte più epidermica della sfera emotiva. Meritano menzione gli slow blues di ''Take Me Back Again'' e ''Woman Trouble Blues'', ambedue con una incredibile prestazione vocale di Coverdale, la stupenda ''The River Song'', la martellante ''If You Want Me'' e la intrigante ''Whipping Boy Blues'', che denuncia con palese evidenza la trascorsa collaborazione di David Coverdale con Jimmy Page nell’album ''Coverdale-Page'' del 1993. Ho menzionato le mie personali preferenze ma anche qui, come in ''Love Songs'', non ci sono cadute di tono e ogni singolo brano è degno della massima attenzione.

''The Rock Album'' si apre con il famosissimo hit ''Still Of The Night'', e siamo da subito nei territori dell’eccellenza, poi si prosegue con ''Best Years'', ''Tell Me How'', ''Love Ain’t No Stranger'', e via discorrendo in un turbinio di heavy rock senza paragoni (sono di parte lo ammetto, stimo troppo i Whitesnake). Desidero segnalare la meravigliosa ''Crying'', che ricorda vagamente quel capolavoro dei Deep Purple che risponde al titolo di ''Mistreated'', tra l’altro a firma Blackmore/Coverdale, l’hit ''Here I Go Again'', la simpatica ''She Give Me'', ed i capolavori ''Forevermore'', ''Can You Hear The Wind Blow'' e ''Judgment Day'', che riporta la mente ai fasti di ''Kashmir'' di Zeppelliana memoria.

Concludendo, a mio avviso siamo di fronte a degli album bellissimi da ogni punto di vista, estetico/formale e innanzi tutto nei contenuti. Un valore aggiunto (che non è affatto da poco, anzi) è il lavoro di remixaggio e rimasterizzazione, su supervisione dello stesso David Coverdale, che ha dato frutti eccellenti, tanto che i vinili in questione sono incisi benissimo e suonano ottimamente, cosa questa non scontata, specie oggi che la qualità delle registrazioni in genere lascia parecchio a desiderare. (Moreno Lenzi)