FRANCESCO MINIACI  "Solo Monk"
   (2021 )

Pensato come un momento di riflessione e di analisi in merito all’arte e alla creazione artistica, ma anche alla vita e all’avventura umana, di Thelonious Monk, Solo Monk, il nuovo album di Francesco Miniaci, prova a reinterpretare e rivivere alcune delle composizioni più brillanti e cruciali di uno dei più grandi jazzisti di sempre. Eseguite tutte al piano solo, le canzoni continuano a splendere anche in questa nuova veste, originale e sincera, un tributo appassionato e accorato di Miniaci a uno dei suoi miti assoluti.

Diplomatosi in pianoforte presso il Conservatorio Fausto Torrefranca di Vibo Valentia nel 2008, Francesco Miniaci ha conseguito nel 2020 la Laurea in Pianoforte Jazz presso il Conservatorio Tchaikosky di Nocera Terinese e ha all’attivo oltre cento concerti in Italia e all’estero. È pianista stabile della TJO del medesimo conservatorio e ha partecipato a tantissimi workshop nel corso degli anni. Si tratta di un talento puro che ha passato anni e anni a migliorarsi, allenarsi e a creare un connubio splendidamente equilibrato tra sinceri tributi ai suoi idoli e necessaria ricerca di una propria originalità, dimensione.

Le otto tracce che Miniaci reinterpreta dentro a questo Solo Monk sono cinematiche giravolte malinconicamente espressive e dolcemente accarezzate, riviste attraverso un approccio totalmente diverso da quello del suo (inimitabile) autore che è, però, al tempo stesso fedele e pienamente rispettoso del gigantesco jazzista. È un jazz contemporaneo, a tratti quasi “leggero”, attraverso cui questi brani sembrano muoversi in contesti diversi e, oltre a trasmettere ancora la loro potenza originaria, significare qualcosa di nuovo. E così “In Walked Bud” sembra affrescare una passeggiata al tramonto nella contemporaneità, che sia di fronte al Brooklyn Bridge o in una febbrile New Orleans, “Monk’s Dream” sembra quasi una pièce classica con la sua leggerezza e la sua melodia demoniaca, “Ruby My Dear” rivive splendidamente attraverso un tocco dei tasti contemporaneo e leggiadro che la rende spendibile sia per le serate di gala che per un aperitivo.

Non ci sono reinterpretazioni mediocri né tantomeno non ispirate: Miniaci è evidentemente un fenomeno del pianoforte e conosce con precisione disarmante il repertorio monkiano. E così le abbacinanti corse di “Ask Me Now”, le sensibili carezze di “Round Midnight” e il chiaro di luna di “Pannonica” convincono ed emozionano fino a consegnarci alla graffiante conclusione di “Well You Needn’t”. Attraverso Solo Monk, Francesco Miniaci ci ricorda che il jazz non è morto e che uno dei suoi più grandi esponenti può essere reinterpretato e riattualizzato con coraggio e rispetto senza che si perda l’esplosività originaria di ciascuno dei brani. (Samuele Conficoni)