EPO  "Silenzio assenso"
   (2007 )

Quest'album è un'autentica sorpresa, una grande rivelazione. Sembra quasi che gli Epo, pur percorrendo una strada totalmente autonoma ed originale, possano in un certo qual modo poter ambire al titolo di "U2 italiani". Non è tanto una questione di meri suoni, di arrangiamenti, perché, quelli, qualsiasi garage band, con tempo e pazienza, potrebbe imitarli. E' piuttosto una questione di ricerca, simile, quasi assimilabile a quella del quartetto irlandese, che spinge gli Epo a rifuggire le banalità (musicali e testuali) sconfiggendole (sembra un paradosso ma non lo è) con l'arma più affilata: la semplicità. Poi basta, non vogliamo insistere troppo sul concetto, altrimenti qualcuno, per pigrizia, catalogherà semplicemente gli Epo come "cloni degli U2", e buonanotte ai suonatori. Anzi, per rimestare (coscientemente, ed in maniera provvidenziale) le carte, aggiungiamo, ad esempio, che la prima delle due bonus track, "Catarì", riesce in uno dei più arguti e coraggiosi esperimenti della storia della musica italiana: associare un testo in dialetto napoletano a note e sound degne dei Pink Floyd. David Gilmour sarà entusiasta della cosa, se solo gli verrà sottoposto l'ascolto. Ma allo stesso modo potremmo cogliere ulteriori allusioni musicali a Radiohead o addirittura ai Beatles, senza che la matrice originale del gruppo ne risulti minimamente sminuita. Anche (anzi, soprattutto) perché gli Epo aggiungono alla propria proposta (dato, questo, non banale, e assolutamente risolutivo) le sacre tavole della musica italiana. Portano infatti in dote la tipica scrittura cantautorale tricolore, che miscelata alle suddette sonorità creano un mix irresistibile. Il sacro furore dei 4 ragazzi napoletani (6 includendo anche chitarrista live e tecnico del suono, ormai membri a tutti gli effetti dell'ensemble) porta all'ascoltatore un senso di completezza e di "piacere sonoro" tipico dei grandi dischi, delle grandi realizzazioni. Ascoltatevi l'introduttiva "Pezzo commerciale estivo", dura e completa, ed il successivo, totale cambio d'orizzonte, con la splendida "In cattività", che porta alla mente i migliori Coldplay. Ma tutto il disco è un susseguirsi di ottime idee, che inoltre risultano elaborate al punto giusto, senza esagerazioni ma nemmeno lasciando nulla d'intentato. E, quindi, semplicemente, complimenti, Epo. (Andrea Rossi)