FABRICE PASCAL QUAGLIOTTI  "Parallel worlds"
   (2020 )

Chi, come il sottoscritto, ha qualche capello bianco sulla testa, ha certamente vissuto l'epopea dei Rockets. Band passata alla storia per il loro aspetto scenico (usavano chitarre e bassi a forma di stella, tra fumi e raggi laser, e soprattutto si presentavano con la pelle argentata, ispirando uno dei più celebri travestimenti sanremesi di Elio e le Storie Tese), ma che in realtà era portatrice di una proposta tutt'altro che scontata e banale. Era la fine degli anni '70, e quindi quasi tutto ciò che veniva prodotto in giro per il mondo veniva catalogato nell'immenso calderone della discomusic. E, in effetti, le hits dei Rockets ("Galactica", "Space rock", "Electric delight", "Future woman", e soprattutto la potentissima cover di "On the road again" dei Canned Heat) potevano essere ballate, eccome, sulle piste delle discoteche. Ma ben presto ci si accorse che, in effetti, stavolta di discomusic non si trattava esattamente. Più rock, probabilmente, la loro proposta, o meglio "space rock", definizione presa a prestito da uno dei loro più grandi successi, e che metteva in chiaro come, con il tum-tum tipico dell'epoca, i cinque francesi (Fabrice Pascal Quagliotti, Christian Le Bartz, Gérard L'Her, Guy Maratrat ed Alain Groetzinger) c'entrassero in effetti pochino. In fondo, parliamo di gente che aveva studiato al conservatorio (difficile pensare che Roberta Kelly o Donna Summer avessero seguito studi similari), e che proveniva da anni nei quali band come Led Zeppelin o, appunto, Canned Heat rappresentavano il loro reale pane quotidiano. Dopo oltre 45 anni, e con vari cambi di formazione, la band è ancora attiva (nel 2019 ha pubblicato l'album "Wonderland", e lo scorso febbraio ha realizzato la cover di "Rebel Yell" di Billy Idol, stampata su ricercatissimo vinile trasparente e quadrato), ma proprio verso la fine di questo malaugurato anno bisestile arriva questo disco di Fabrice Pascal Quagliotti, lo storico tastierista della band. Questa sarebbe già una notizia, di per sé. Ma l'ulteriore particolarità è che, ormai scollinati i 60 anni, Quagliotti ha in questo caso realizzato con "Parallel Worlds" il suo primissimo disco solista, dopo oltre 40 anni passati dietro le tastiere. Non si può certo dire che avesse fretta. Ci sarebbe, però, anche un'altra notizia, da riportare. Che questo è un grande disco. Potente, centrato, ammaliante, accattivante ed avvolgente. Dedicato, certo, a chi è cresciuto a pane e Rockets (e non sono in pochi, dal momento che la band ha venduto svariati milioni di dischi in tutto il mondo), ma anche a chi oggi, nel 2020, semplicemente si guarda intorno per trovare sonorità attuali ed al tempo stesso ricercate. Nel doppio album, interamente strumentale (disponibile in digitale o su doppio vinile trasparente) qua e là spuntano riferimenti al miglior Bowie (non a caso uno dei brani di punta dell'opera è "So Long Major Tom") come a music maker quali Vangelis o addirittura Mike Oldfield e le sue "Tubular bells". Ma in questo disco c'è, soprattutto, l'anima e l'istinto musicale di un grande musicista. Capace di segnare indelebilmente il nuovo millennio, esattamente come ha fatto in quello passato. (Andrea Rossi)