NARESH RAN "Re dei re minore"
(2020 )
Non mi sembra un album immancabile, ma buono. Quattro tracce registrate tra Repubblica Ceca e Italia. L'unico dettaglio veramente interessante è la scelta dell'artista di non registrare in uno studio classico, ma prediligendo la strada, quindi arricchendosi dell'ambiente circostante, includendo rumori e intemperie nelle tracce. Bella idea, peccato che non li abbia sentiti. Ho ascoltato piu' volte il lavoro, quindi o questi particolari sono irrilevanti, o il mio impianto stereo sta morendo, oppure le mie orecchie stanno invecchiando. La prima traccia, ''Kutna Hora'', è abbastanza noiosa fino al minuto 8.23, poi diventa piu' prevedibile, quindi, purtroppo, ancora piu' noiosa. ''Veglia'', il secondo brano, sembra qualcosa uscito dalla mani (forse scappato dalle mani) di Alessandro Cortini. Infatti, dura poco, e meno male. ''A_R'' è piacevole, quasi utile per fare meditazione. Finalmente, giungo a fatica alla fine di ''Re dei Re Minore'', con il brano ''Re Minore''. Non mi sono mai piaciuti i titoli di brani che riportano il titolo dell'album. E' un mio limite. Qui vi è un testo, devo dire molto profondo e riflessivo. Tuttavia, non è di Naresh: è di J.T. LeRoy. Credo sia Jeremiah Terminator LeRoy. La musica in sottofondo va in secondo piano, avendo un testo cosi' potente. E' recitato bene, fino a quando odo la parola "intollerabile", pronunciata con troppe b. La teoria dietro questo lavoro è davvero buona, ma manca un po' la pratica. Peccato. (Matteo Preabianca)