DE SFROOS "Manicomi"
(2020 )
Talvolta è bello constatare come il tempo non cambi le cose, che rimangono uguali anche se un quarto di secolo è trascorso e di acqua suta el puunt ne è passata eccome.
Il signor Davide Bernasconi, ben noto ai più come Davide Van De Sfroos, aedo lariano che soltanto l’uso – peraltro diradatosi col tempo - del dialetto laghée separa dalla maggior gloria che meriterebbe (ma senza il dialetto non sarebbe Davide Van De Sfroos, n'est-ce pas?), ristampa in edizione rimasterizzata deluxe “Manicomi”, esordio datato 1995 dei De Sfroos, prima storica band di cui fu fondatore e nume tutelare.
Venticinque anni dopo, le quindici tracce originali conservano intatta quella mistura di goliardia, sfrontatezza e cura bozzettistica del dettaglio che nel corso di una carriera sempre in ascesa ha partorito innumerevoli brani memorabili e ritratto un microcosmo – un po’ Bosch, un po’ Jacovitti – di figure tragicomiche e personaggi strampalati, immancabilmente sovraesposti e caricaturali, eppure così vividi nella loro naturalezza prêt-à-porter.
Prima di Sugamara e Fendin, di Cimino e Nona Lucia, sulla ribalta di “Manicomi” sfilano alcune tra le macchiette più riuscite e meglio caratterizzate fra le tante proposte negli anni a venire. A passo svelto tra le amate ascendenze blues (“La furmiga”) e country (“Nonu aspis”), tra il serio ed il faceto si susseguono il divertissement a colpi di ska di “Zia Luisa” e il dixie de “Lo sconcio”, insieme ad almeno tre classici del repertorio, ancora oggi in scaletta: oltre alla title-track, non mancano la corale autoreferenzialità di “De Sfroos” e naturalmente il brio western de “La curiera”, colorita rappresentazione di un caravanserraglio di varia umanità quotidiana.
Inutile insistere nel tesserne le lodi: in “Manicomi” - dedicato alla memoria di Marco Pollini (Marco De La Guasta, membro storico della band scomparso nel 2017) ed oggi portato in tour da Davide insieme ad Alessandro Giana (Alessandro Frode), Arturo Bellotti (Didi Murahia) e Lorenzo Livraghi (Mc. Inagranda) – ci sono le radici di un piccolo mito, l’abc dal quale partire per accostarsi all’opera omnia di un cantastorie di piazza con pochi eguali. (Manuel Maverna)