DANIELE FORTUNATO "Quel filo sottile"
(2020 )
Il nuovo lavoro del cantautore Daniele Fortunato, “Quel filo sottile”, è un concept album intimo, con uno sguardo gentile affine a quelli di Niccolò Fabi e Fabio Concato. Sette canzoni, di cui la prima, il singolo “Le prime pagine”, inizia da subito ad ambientarci in una dimensione casalinga e familiare: “Oggi fuori il mondo brucia, c’è una guerra dai divani, vorrei solo respirare e ritornare umani”. Da questo clima di protezione si avvia una proposta romantica fra adulti: “Ti va di scrivere domani le prime pagine di noi?”. Il tutto su una bossa nova jazzata sul pop, con brevi assoli di contrabbasso e sassofono. Con “Aurora” la chitarra si fa country e parte anche l’armonica a bocca, per raccontare invece la relazione fra due quindicenni. Carina l’idea che, per l’amore adulto, ci sia un arrangiamento con accordi elaborati (settime maggiori, diminuite ecc), mentre per l’amore adolescente, Fortunato riservi un country elementare con accordi semplici. E allora, tornando al presente e alla consapevolezza, tornano le raffinatezze armoniche, in “Mancini maldestri”, tra bollette e tribù: “Ti ho vista camminare sopra la mia libertà, sono inciampato incerto su di te con i miei limiti”. Brano centrale dell’album è uno di quelli di cui abbiamo tutti urgente bisogno: “L’intelligenza delle sfumature”. Con una melodia che sa di buonumore, si affronta la saggezza necessaria per confrontarsi con gli altri, stemperando i pensieri appuntiti dei nostri giorni: “L’intelligenza delle sfumature, è saper fare congetture senza amplificare il male, moderare un poco il sale, che stanotte dormi meglio, se ritrovi qualche sbaglio nella tua ricetta”. Nel primo brano si accennava ad andare al mare, e adesso ci andiamo, con musica andante, a “Barafonda”, dove un murales raffigura una balena arenata a terra nel fatale 1943. Quale occasione per riflettere sul male: "Ognuno ha il suo mostro che, invece di odiare, dovrebbe lasciare libero nel mare". In “Come le stelle” torna un luminoso arrangiamento latino da cucina, per raccontare invece di una fase segreta della relazione. Solo voce e chitarra per chiudere con la titletrack “Quel filo sottile”, dedicata ai figli: “Dolci metamorfosi, disarmante ingenuità”. Il senso di protezione evocato fin dal primo verso della prima canzone torna anche qui: “Ti riparo dalla pioggia, divento l’uomo che volevo, per tramandarti ciò che posso e sostenerti in volo”. “Quel filo sottile” è un disco paterno ed affettuoso, in cui Fortunato incide il meglio di sé come persona. (Gilberto Ongaro)