SIAVASH AMINI  "A mimesis of nothingness"
   (2020 )

Il nuovo lavoro di Siavash Amini volge lo sguardo a casa propria, a Teheran. Ormai lo conosciamo: la sua drone ambient è ovattata, dice e non dice, lascia che ti immerga in un’esperienza ma non ti permette di decifrarla tutta. L’ultima volta l’avevamo ascoltato dare una forma all’incomunicabilità ed al silenzio della notte (http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=7140), questa volta Amini crea un lavoro in collaborazione con la fotografa compaesana Nooshin Shafiee. Le sei tracce che compongono “A Mimesis of Nothingness”, appena uscito per Hallow Ground, traggono ispirazione dalle immagini impresse da Shafiee, tutte riguardanti la capitale iraniana, di cui Siavash traduce in suoni il mood. “Lustrous residue” è in pratica un unico suono, pesantemente tirato, che vaga solo in assenza di ostacoli. Più ruvida e ferrosa la consistenza di “Perpetually inwards”, sempre immersa nell’oscurità, come i panorami di Blade Runner. Davvero è così Teheran, attraverso il filtro delle foto di Nooshin e l’interpretazione sonora di Amini? “Moonless garden” ha un suo lento ma percepibile sviluppo melodico riecheggiante nel vuoto. Scariche elettriche inquietano a fianco delle armonizzazioni morbide e malinconiche di “Observance (shadow)”, e la situazione si fa più ricca in “A collective floundering”. Arpeggi ossessivi rincorrono il fondale sonoro appuntito, che nel complesso è un vero brano fantascientifico. Solo il capitolo di chiusura, “The stillborn baroque”, rende l’idea di quello che ci si potrebbe aspettare, dalla descrizione di una città: vociare mescolato di persone, con un costante sibilo metafisico, che però alla fine resta l’unica cosa da ascoltare, e viene modulato in sintesi granulare. Un surrealismo musicale che, come sempre, lascia attoniti. (Gilberto Ongaro)