FIELD WORKS  "Ultrasonic"
   (2020 )

L’album di cui mi appresto a scrivere è tra i progetti più originali e affascinanti che mi siano mai arrivati a tiro da quando sono vivo.

Ho dovuto ascoltarlo molto lungamente, in diverse situazioni, per arrivare a capire quello che si muove dietro a ciò che di primo acchito potrebbe essere descritto come “commento sonoro per la ripresa in slow motion del volo di una creatura notturna”.

La prima conclusione a cui sono giunto è che, per iniziare a comprenderlo, per tentare di affrontare il volo con gli occhi della creatura, è assolutamente necessario l’uso delle cuffie, mentre le luci devono essere rigorosamente spente.

Ho sbagliato grossolanamente, infatti, ad approcciare inizialmente questo lavoro come se si trattasse di un “comune” progetto musicale.

Trovata la chiave, si è aperta la porta su un mondo il cui filo conduttore è la notte, il buio pervaso da un’elettronica algida, lontana, siderale, del tutto nuova.

L’oscurità ci guarda mentre silenziosamente attraversiamo giardini, foreste abitate da minuscole fate luminose e danzanti, mentre in lontananza avvertiamo la presenza di una strada percorsa da un veicolo, così come quella di una rimessa da cui giunge il rumore sordo di un’anima intenta a lavorare il ferro. Sorvoliamo una distesa dove da poco si deve essere consumato uno scontro, arrivando addirittura in una casa probabilmente infestata da spettri. Certamente da insetti nell’atto di intaccare le fibre di un legno ormai consunto che ne costituiva un tempo le travi portanti.

Tornati poi nel fitto del bosco ci fermiamo ad ascoltare gli uccelli notturni mentre con minuziosa concentrazione riusciamo per qualche interminabile istante a divenire un tutt’uno con la rugiada mentre cadiamo al rallentatore dalla foglia più alta di un albero, perdendo delicatamente i sensi attratti da una gravità sempre più irresistibile.

L’alba arriva a destarci, o forse è solo l’umidore di un mattino digitale di là da venire…

Quello di cui però sono sicuro è che questo disco dovrebbe essere ascoltato unicamente con la giusta predisposizione mentale, oltre che calati in un ambiente ideale, contemplativo. Pena la distanza da un luogo apparentemente inarrivabile.

''Ultrasonic'', pubblicato da Temporary Residence Records, è un’opera estremamente originale, nella tecnica di realizzazione, negli obiettivi che si propone, nelle visioni che ci suggerisce.

Non è per tutti. C’è bisogno di una sensibilità rara per accoglierlo, e devo ammettere che per quasi tre settimane mi è rimasto “oggetto” di un’indifferenza stellare, fredda, priva di connotati, di senso.

Mentre scrivo, ''Marion'' è in sottofondo e non nascondo di provare un vago imbarazzo, mi sento quasi in colpa nel non essere riuscito a percepire subito l’aura di arcana sacralità che, umbratile, si cela dietro a questo incantesimo sonoro. Quasi un’offesa alla creatura che mi ospita e che ancora una volta mi sta accompagnando durante il suo volo segreto.

E’ come se avessi fatto quattro passi in un bosco, in un giorno di sole, convinto di percepire sensazioni identiche a quelle che sarebbero arrivate scegliendo invece di accamparmici per la notte.

Ho ancora molto da imparare. Per fortuna.

Nota a margine: la sorgente utilizzata per comporre questa incredibile colonna sonora è l’ecolocalizzazione dei pipistrelli, e il progetto fa parte di un contesto più ampio focalizzato sulla protezione di specie in pericolo di estinzione come il Myotis Sodalis. (Alessio Montagna)