IL SILENZIO DELLE VERGINI  "Fiori recisi"
   (2020 )

Il Silenzio delle Vergini già dalla ragione sociale (la somma di due grandi film: “Il silenzio degli innocenti” e “Il giardino delle vergini suicide”) lascia intuire una certa passione per la settima arte. E chiaramente questo amore influenza anche la loro opera. Potremo addirittura dire che questo album “Fiori recisi”, il terzo della band, vive in un mondo a cavallo tra la colonna sonora e la canzone nella forma classica. Una miscela interessante e intrigante che, con il dovuto impegno da parte dell’ascoltatore, regala soddisfazione. Nella musica contemporanea l’uso di voci catturate da materiali audiovisivi come radio, televisione o cinema ha origini lontane e una storia lunga, da “My life in the bush of ghosts“ di Brian Eno e David Byrne in poi. Ma la proposta de Il Silenzio delle Vergini mischia le acque, diluendo nella propria musica dei versi recitati trattati con effetti, per farli sembrare battute catturate in una sala cinematografica. Questi versi, però, sono scritti dagli autori per creare sviluppi narrativi e dare una direzione alle loro suggestioni strumentali. Quelle che ne esce è un prodotto molto curioso e originale, a metà strada tra i Massimo Volume e i Calibro 35. Ma forse questo paragone è riduttivo per spiegare la loro musica. Infatti, tra le parti con le battute recitate, le aperture ricche di cori e le fughe strumentali, Il Silenzio delle Vergini tocca diversi registri emotivi, dall’evocativo al solenne, dall’intimo ai momenti frenetici sino a quelli sognanti. Tutto senza mai sfociare nel troppo dichiarato, rimanendo sempre sospesi, senza chiarire tutti i contorni delle vicende, ma facendo percepire perfettamente il senso delle emozioni in gioco. A livello narrativo il filo conduttore dell’album è contenuto nel titolo “Fiori recisi”: le storie raccolte nelle canzoni sono in gran parte legate a cambiamenti, fratture esistenziali, e separazioni. Sono la cronaca di momenti di svolta nelle vite dei protagonisti. Anche Il ventaglio di mondi toccati con questa insolita formula è molto vario: dal dramma sentimentale di “Non ho paura” alla dura cronaca di un cyber-abuso subito in “Fiori recisi”, dagli scenari futuristi di “Mental Code” al mondo gotico di “Cenere” ed a quello onirico de “Il treno dei desideri”. Le ispirazioni musicali sono ad ampio raggio: si va dal post rock alla Explosions in the Sky con aperture Vintage Air (“Non ho più paura”) ai richiami wave dei Cocteau Twins fino agli Stereolab (“Cuore di Farfalla”, “Radici di paradiso”), dalle cavalcate electro (“Necessità”) agli sviluppi art rock (“Gambino”). Un disco vario, ma con un baricentro stabile. Insomma, Il Silenzio delle Vergini, dopo tre album, si conferma un gruppo vivo che cresce, cambia, osa, propone nuove strade. Questo rivela temperamento artistico e voglia di esprimersi. E tutto ciò è molto positivo. Seguite Il Silenzio delle Vergini ed entrate nel loro mondo. Non ve ne pentirete. (Lorenzo Montefreddo)