CHIEN BIZARRE  "Mostri"
   (2020 )

I Chien Bizarre tornano con un EP che è un mini concept: “Mostri”. Cinque canzoni con figure horror classiche come filo conduttore, che poi sono punti di partenza per racconti diversi, sostenuti da un buon rock italiano. “Vampiri” affonda nella passione carnale: “A bruciare siamo io te”. “Frankestein” è aperta da un inciso introduttivo gotico, poi una strofa funk ovattata che si alterna a un refrain energico e coinvolgente: “Povero Frankestein, non c'è più quella rabbia, non c'è più quella scintilla di chi aspetta una chance (…) non stai impazzendo, non hai una crisi mistica, sei solo tu”. Il bridge prende la rincorsa e la batteria raddoppia la velocità. Un accordo dissonante apre “Spettri”, brano riflessivo in cui gli impalpabili fantasmi si confondono con i ricordi. Anche qui il ritornello è la zona più efficace della canzone. Le parole rivelano fragilità, protetta dall’invisibilità: “Avrei bisogno di calore e un po' di colore nell'anima (…) Dovrei coprirmi di lenzuola e farvi spaventare”. Un agitato riff in 7/8 avvia “Il mostro”, canzone che potrebbe avere come soggetto un caprio espiatorio, o una persona disturbata, o semplicemente un freak: “Basta un gesto, un semplice pretesto, per gridare al mostro, colpevole ad ogni costo. Accorrete venite a vedere lo spettacolo sensazionale di vedermi sanguinare”. Questo fa chiedere chi sia il vero mostro, la persona “diversa” o chi la mette alla berlina? Personalmente, mi ha fatto ricordare la terribile (ma geniale) scena di “Elephant man” di Lynch, dove dei bastardi mettono il protagonista deforme di fronte a uno specchio, e ridono della sua reazione terrorizzata, ballando come in un circo felliniano. Un inciso diminuito e un suono synth arrangiano il pezzo di chiusura “Zombie”, giocando sui cliché della musica da paura. Gli zombie sono una metafora del conformismo, e si riflette sulla possibile convenienza di mischiarsi a loro: “Arrivano in tanti, ne arrivano ancora. Zombie zombie, circondati da nuovi zombie, intanto tu abbracciami, zombie zombie, forse è meglio diventare zombie”. Un virtuoso assolo di chitarra spezza la canzone, ed il finale torna sui 7/8 giocando con gli accenti. “Mostri” è un piccolo lavoro di rock e di pensieri, bel biglietto da visita che fa supporre delle energiche performance live, non appena si potrà tornare a farne. (Gilberto Ongaro)