PROJECTO HELEDA  "Roma - New York - Baires"
   (2006 )

Tango. Musica magica e suadente, ora tornata prepotentemente di moda. I Gotan Project hanno riacceso la fiammella anche nelle charts, contaminando il sacro verbo del tango con le ultime evoluzioni musicali. Ora si può, o meglio ora si può fare con successo, dal momento che il tango era demodè, era fuori dai canoni commerciali in maniera apparentemente incontrovertibile. L'unico esempio di tango 'realmente' da charts degli ultimi 20 anni è stato il brano "I've seen that face before (Libertango)" di Grace Jones: un episodio unico, quindi, e quanto mai isolato. Certo, c'era Astor Piazzolla, c'era il Sudamerica, ma il successo, quello vero, quello che ha messo nelle classifiche mondiali il tango (spalla a spalla con Madonna e Justin Timberlake), quello è recente, recentissimo ed insperato, anche dai cultori più appassionati. Sulle origini di questa danza circolano tante leggende e diverse ricostruzioni, spesso alterate da presupposti campanilistici. Credenza comune è che nacque a Buenos Aires, ma molti studiosi ne ipotizzano le prime tracce, attorno al 1880, sulle rive del Rio de la Plata, immenso estuario che si trova sulla costa atlantica dell'America meridionale ed è formato dalle foci di tre fiumi, il Paranà, il Paraguay e l'Uruguay. In quella zona, quindi non essenzialmente argentina (o almeno non solo), è nato il tango, la più grande sintesi di tutti i tempi fra danza, musica e poesia. Il tango ha una storia triste: oggi è una danza elegante che ben si intona al lusso, alla bellezza, alla ricchezza. Ma le sue origini affondano le radici nella miseria e nella emarginazione sociale. Anche se presto fu amato ed adottato dalle classi ricche. Ora, nel 3° millennio, è accettabile e addirittura naturale che un sestetto romano di eterogenea formazione, con alla base una comune condivisione per il linguaggio jazz, prenda il tango, lo reinventi e ce lo butti in faccia, splendido e disarmante. Non c'è solo classe e mestiere, in questo disco: c'è inventiva, c'è intuito, c'è genio. Non stiamo esagerando, è davvero geniale elaborare ed eseguire musiche di questa portata. La formazione composta da Francesco Bennardis (piano rhodes e sinths), Massimiliano Lazzaretti (fisarmonica), Luca Pietropaoli (tromba), Emanuele Bultrini (chitarre), Marco Polizzi (basso), Massimo Magnosi (batteria), ha conferito ai propri brani in stile tango-jazz una lettura orientata verso il funk newyorkese con elementi di musica elettronica. Un guazzabuglio, penserete. Ed invece, come dicevo, è semplicemente geniale. I brani sono stati ideati ed eseguiti tenendo conto che non esiste un unico linguaggio inteso come genere, ma un semplice punto di partenza comune, dal quale si diramano innumerevoli percorsi segnati dalle esperienze di chi, in quel momento, partecipa all’atto creativo. 'Roma - New York - Baires' (distribuito da I.R.D. www.ird.it) non è un disco progettato a tavolino, è nato e si è rimodellato nel corso della sua stesura grazie al contributo (caotico, oltre che creativo) dei suoi componenti. Sconvolgendo di volta in volta i pochi elementi che erano stati elaborati, al fine di arrivare ad un lavoro che fosse comprensivo ed identificativo delle realtà musicali di ogni suo musicista. Il titolo del disco nasce così dallo stesso percorso stilistico: Roma è la città di partenza, New York è la contaminazione stilistica e Baires, il porto di Buenos Aires è il punto di arrivo. Cercate questo disco, fatevi un regalo. (Andrea Rossi)