STEVE HAUSCHILDT "Nonlin"
(2019 )
La carriera solista di Steve Hauschildt si è consolidata dal 2011 a oggi, con diversi lavori all’attivo, quasi uno all’anno. La nuova creatura si chiama “Nonlin”, appena uscita per Ghostly International Records, che esplora ed integra sintesi modulare e granulare, creando paradisi digitali, dove perdersi. Dai trucioli ruvidi che si inseriscono nel liscio panorama di “Cloudloss”, alle pulsazioni elastiche immerse nella gassosa “Substracktive skies”, veniamo catapultati in “A planet left behind”, caratterizzato da suoni prolungati ma instabili di tonalità, come per improvvise variazioni del campo magnetico. “Attractor B” si può descrivere come un profluvio di arpeggiatori sopra a percussioni taglienti, ed è come osservare agenti chimici al microscopio. Nei passaggi più statici, come i fondali di “The nature remaining”, sembra di risentire il sapore degli Emeralds, e di quell’influenza iniziale dalla musica cosmica tedesca. Con la titletrack, i suoni si fanno più gommosi ma agitati, non trovano un punto di riferimento. Un pizzicato d’archi introduce “Reverse culture music”: apre l’intervento della violoncellista Lia Kohl, che dialoga con la sintesi elettronica, fatta di schegge di ghiaccio. “The spring in Chartreuse” sovrappone suoni tintinnanti da ninna nanna, con inquieti reverse e forme d’onda spigolose. Ed infine, ruotiamo nella “American spiral”, dove gradualmente prende forma un vorticoso turbinio elettrico, libero di espandersi sopra un’atmosfera nebbiosa. Questo è “Nonlin”, una dimensione onirica e spirituale fatta in musica. (Gilberto Ongaro)