JOHAN ARRIAS  "Pour Alto Seul"
   (2019 )

Registrato alla Chiesa di St. Jacobs e alla sala da concerto Fylkingen di Stoccolma, il debutto di Johan Arrias (appena uscito per Ausculto Fonogram) è uno splendido affresco del percorso nel quale Arrias si trova, una fotografia vivissima della sua arte oggi, che non pretende di rappresentare tutte le sue identità musicali ma che esalta quelle che sta perlustrando negli ultimi anni. Arrias esplora il sassofono come voce e come fonte sonora, un meraviglioso studio delle tante anime diverse che quello strumento può avere. L’impressione è quella di trovarsi da soli in mezzo alle rovine, o in una città disabitata dopo un disastro nucleare. Dove la distruzione sembra imperante si può trovare il fiore che sta per sbocciare, segno di rinascita e di resilienza.

L’album inizia con “Lament”, un brano desolante e drammatico, dove la solitudine e la disperazione si affermano come principi poetici dal fascino enorme. Le rovine che ci pare di attraversare nel nostro percorso emergono subito in “Ruins”, frammenti di brani più che brano unico: tanti incipit, tante strade potenziali, tanti percorsi che portano al punto di partenza. Marce funebri e scenari apocalittici caratterizzano “Resonance” e “Wind Variations”, mentre la “Abandoned City” nasconde muse inquietanti che paiono osservare la scena di vuoto totale in un silenzio quasi metafisico, da lontano, impassibili.

Il sassofono viene utilizzato sia come voce che come fonte sonora di carezze, rumori, fischi, vibrati. La splendida “Abandoned City” è sotto questo punto di vista emblematica. Anche “Wind Variations” e soprattutto “Impromptu” cercano di attraversare il numero più alto di timbri possibili – e i più strani esistenti – del sassofono, un vero gioco delle parti tra l’esecutore e lo strumento stesso, che esplode nella conturbante “Rivers”, dolce e misteriosa. L’album si chiude con un brano dedicato a Luigi Nono, intitolato appunto “For Luigi Nono”, meraviglioso tributo al celebre compositore italiano.

Nel disco, oltre allo studio per il sassofono e al tentativo di portare lo strumento ai confini più labili della sua stessa essenza, convivono anche le tante idee musicali e i differenti spiriti che Arrias ha attraversato nella sua carriera finora, come anche il proprio retroterra familiare, con un nonno del Suriname, presenza sotterranea che sfocia nell’interesse da parte di Arrias per la sperimentazione anche estrema e la contaminazione con la world music e certe sonorità di matrice non interamente europea. (Samuele Conficoni)