BLACK SNAKE MOAN "Phantasmagoria"
(2019 )
Sotto il moniker Black Snake Moan si cela Marco Contestabile, ventiseienne one-man-band originario di Tarquinia già in luce grazie a “Spiritual awakening”, esordio datato 2017 che gli ha fruttato la possibilità di esibirsi in numerose occasioni su importanti palchi d’Italia e del resto d’Europa (Sziget incluso).
Travalicando i limiti della semplice composizione, ha varato un progetto basato sia sul recupero di un archetipo sociale/culturale/etnico, sia sulla creazione di un milieu al crocevia fra istanze ben integrate: in primis il blues del delta virato cajun (“Night of stone”), a seguire schegge di psichedelia doorsiana, indi rimembranze di desert rock dal sapore stoner, infine vivide suggestioni mutuate dalla musica indiana, esaltata dall’impiego di strumenti tradizionali (“Coral”, “Sweet lie”).
Senza volersi soffermare sugli aspetti meramente formali di questa che è un’arte varia, complessa e densa di riferimenti, studio delle radici e percorso di conoscenza, tra le nove tracce di “Phantasmagoria” - pubblicato per Teen Sound Records, La Tempesta Dischi International e Freecom - meritano una menzione l’incalzante apertura di “Lotus”, l’eco dei Cult periodo “Love” di “Lost (kingdom of rain)”, il raga visionario à la Black Angels di “Endless sun”, l’aura mistica à la David Eugene Edwards della title-track, il rallentamento languido di una “Daylight” memore di mr. Kozelek e così dolcemente avulsa dal contesto.
Album rivestito di un alone vagamente misterico e di un fascino ipnotico, assume talvolta le sembianze di un rituale celebrativo reso omogeneo dalla pulsante vitalità che ne innerva le dinamiche: paganesimo e sacralità riuniti sotto l’egida di un’espressività intensa ed evocativa, profondamente haunting. (Manuel Maverna)