L'OMINO E I SUOI PALMIPEDONI  "Escoriazioni"
   (2019 )

Vado dritto al sodo: questa band fa dotto cantautorato con narrazioni post-moderne. Chi sono? Da dove vengono? Da quanti anni in scena? Domande lecite ma non sempre le risposte sono necessarie, ad eccezione della prima: L’Omino e i suoi Palmipedoni. Artefice del progetto è il prolifico Riccardo Pusateri, il quale aspetta a malapena un semestre per dar seguito all’e.p. “Bugia” , segno di fomentazione narrativa incalzante. Ora, scodella un intero album, come fosse la prova del… nove: tante sono le tracce incluse in “Escoriazioni”. Appena pigi sul play, realizzi all’istante che (fortunatamente!) la cagnara che spesso alimenta quest’epoca arrogante non ha nulla a che vedere col garbo assemblativo dell’opera. Come premessa niente male direi… in quanto, non so voi, ma personalmente tendo sempre più verso spartiti equilibrati, dai toni moderati ma passionali, dagli accenti decisi ma concreti: insomma, qualcosa che non prevarichi orecchie e cervello. Allora, niente di meglio che provocarsi delle “Escoriazioni” velate, sussurrate e piacevolmente ipnotiche. Già, perché dall’opener “Unico” fino alla conclusiva “Rosso il mare a Lampedusa” è un cammino di cantautorato vellutato che ammicca, in parte, a Colapesce ma, le soluzioni ideative de L’Omino, fan capire che loro han fatto di tutto per ampliare la chic-cheria del racconto. Con tanta finezza in canna, l’ascolto ti indirizza su ampi scenari immaginifici e, benché il soffio della tromba di Antonio Batholini sia una rassicurante certezza onnipresente, il pacchetto completo non ti dà l’idea che stai ingollando la solita minestra in replay. Siamo, mirabilmente, su territori Indie in cui viene tirata a lucido la tradizione della bella scrittura italica con decisionismo alternativo. Teniamoli d’occhio… (Max Casali)