DRAB MAJESTY  "Modern mirror"
   (2019 )

Ma quanto è bello tornare sentire della (nuova) musica anni '80! E poco importa se è stata composta in ritardo di una trentina d’anni circa. I Drab Majesty, alla terza prova in studio, si confermano degli splendidi portavoce di una musica con connotati musicali non mascherati e, volutamente, messi in evidenza come farebbe un culturista pieno d’olio durante la sfilata.

“A dialogue” ci fa entrare in questo mondo retrò in cui un imponente battaglione di tastiere presenta un sound vagamente inquietante su cui si appoggia un cantato freddo e robotico. “The other side” fa sentire un po’ più le chitarre, in un pezzo che è meno dark e più tendente al pop (ma di matrice sempre e comunque eighties); stessa cosa dicasi per “Ellipsis” che, scelta come primo singolo, forse rimane un po’ meno a presa immediata, restando a metà strada tra un brano oscuro ed un bel pop.

In “Noise of the void” (una delle tracce migliori) regna l’atmosfera ed è piacevole quel cantato che pare arrivare da lontano, per un brano in cui le elettriche mostrano i muscoli sul finale; “Oxytocin”, ancora, sembra che trovi un equilibrio perfetto tra le chitarre pungenti, i sintetizzatori e la voce che prova a dare un qualcosa in più sul versante melodico, mentre “Long division” sembra fatta apposta per essere suonata in quelle discoteche di chi ha deciso di fermare le lancette dell’orologio al 1989, perfetta nel suo essere dark con un ritornello catchy destinato a rigirarti in testa.

Chiude “Out of sequence” con un sound in cui è un po' più forte la vena dark truzza (in precedenza “Dolls in the dark” aveva fatto la stessa cosa), in un brano in cui la band sembra accostarsi maggiormente a firme quali Sisters of Mercy, ma mantenendo altissima la qualità del prodotto.

“Modern mirror” è un disco che non cambia assolutamente nulla. Qui non si inventa nuova musica e tutto ciò che sentiamo è stato già scritto; ma è un disco piacevole, bello, dotato di fascino. Un disco che pensiamo non invecchi perché nasce già con un po’ di polvere sulla copertina. Una sorpresa discografica ed una delle cose più belle ascoltate in questo 2019; un disco che rimarrà a girare nello stereo anche dopo questa recensione, ne siamo certi. (Gianmario Mattacheo)