BIBI AHMED "Adghah"
(2019 )
Da sempre, il blues porta con sé delle storie di vita vissuta, di realtà raccontata in maniera viscerale. E non fa eccezione nel suo tuareg blues Bibi Ahmed. Nel suo album “Adghah”, si sviluppano nove canzoni costituite nella stessa maniera: voce e chitarra elettrica pulita. A volte con aggiunta di uno djembé ed altre percussioni. Le strutture sono aperte, non ci sono ritornelli. Anche se non conosco la lingua, l’andamento fa intuire che i testi siano narrazioni che si sviluppano. Il suono della chitarra ha quella particolare modulazione timbrica che richiama subito alla sabbia, al calore rovente del deserto. Se in “Tamiditin Janette” il ritmo in 6/8 ricorda vagamente una ballata, l’approccio generale è quello della ricerca dell’ipnosi, un trip psichedelico senza compromessi, che sublima la vita di Bibi, che durante le primavere arabe prese parte alla rivolta tuareg, e visse la dura esperienza di rifugiato in Libia. Come spesso accade in questo contesto, lo strumento musicale spesso ricalca la melodia cantata, evidenziando l’influenza araba all’interno della cultura nordafricana. E se volete ascoltare una testimonianza di vita di quelle latitudini, quella di Bibi Ahmed è un’esperienza che comunica, esprime realtà, anche senza conoscere il significato delle parole. (Gilberto Ongaro)