N.EX.U.S.  "N.ex.u.s."
   (2019 )

Esordio discografico per i N.Ex.U.S., che danno vita all’omonimo lavoro a distanza di quattro anni dalla loro embrionale formazione. Un disco frutto dei percorsi artistici dei musicisti aderenti al progetto e che fa tesoro di diverse influenze stilistiche, che spaziano dai Dream Theater alla P.F.M., da Pat Metheny a Joe Satriani, da Elisa ai Porcupine Tree. Una variegata miscellanea sonora che ha portato Tommaso “Tommy” Galeazzo (voce), Christian “Jeremy” Checchin (chitarra), Fausto “Tex” Tessari (tastiere), Daniele Gallan (basso) e Fabio Tomba (batteria) a credere nella realizzazione delle dieci tracce contenute nel concept d’esordio. “Loading” è l’opening track, breve intro di ciò che prenderà corpo attraverso un mezzo che si mette in moto, strumenti che si scaldano e che danno vita alle sonorità di “The System”, preceduta da una porta che si apre, da scale che vengono salite e dall’ottima sintonia di basso e batteria che fanno da incipit alle tastiere e alla chitarra. Tempi e controtempi con intense variabilità sonore prendono il sopravvento ricordando il metal progressive dei Dream Theater, e aprono la via al canto di “Empathy” e al pathos che è in grado di trasmettere. “A Man Without A Soul” è un intermezzo (poco più di un minuto e mezzo) che segna il passaggio dalla traccia precedente all’apertura energica e apocalittica di “Land Of Misery”, la cui vocalità rimanda stilisticamente agli Europe dei tempi d’oro. “Reflections” è una bella, vibrante e potente galoppata ritmica che continua a strizzare l’occhio ai Dream Theater, per mantenere vivo un sound frutto dell’intensa sintonia di gruppo, che si esprime anche nella successiva “The Mercenary”. Nel brano più lungo del disco, “John Doe”, troviamo invece il pathos delle tastiere che fanno da sottofondo alla potente vocalità e all’ingresso discreto degli altri strumenti, e la convincente energia che trasuda dal vibrante arrangiamento. “Another Shore” e “Final Act: A New Humanity” sono gli ultimi due brani di un lavoro ottimamente suonato. Gli arrangiamenti curati nei dettagli, con gli azzeccati momenti solistici di chitarra, egregiamente supportati da basso e batteria mai sopra le righe in grado di esaltare le sezioni cantate, fanno di questo esordio un promettente inserimento nel variegato scenario musicale. Non un lavoro “originale” stilisticamente parlando, ma non per questo siamo di fronte ad una “scopiazzatura” di sonorità entrate nel DNA dei componenti del progetto. La bravura dei N.Ex.U.S. non si discute, così come non si mette in dubbio la capacità di andare oltre il promettente esordio ricercando una propria via nell’espressione di uno stile. (Angelo Torre)