FRANCESCO BACCINI "Nomi e cognomi"
(1992 )
Disse "il mio terzo album è così brutto che passerò direttamente al quarto". Non si sa se questo fosse il famoso terzo album orribile, o se invece era già il quarto, lasciando per strada una specie di prince-iano "Black album". Ma brutto non lo era di certo: anzi, forse una opera quasi unica nel panorama italiano, perché finalmente ecco qualcuno che i nomi e cognomi li faceva per davvero. Tutte le canzoni sono dedicate, fin dal titolo, ad un personaggio, vero o di fantasia, e ci sta che qualcuno se la potesse prendere. In anticipo rispetto alla cultura hip-hop, dove è lecito in ogni canzone sparare (a volte nemmeno in senso metaforico) su colleghi, Baccini le cantava ad Antonello Venditti ("l'unico giusto in mezzo a 'sti farabutti"), alle pretese di catechesi firmate Celentano ("Adriano forse è meglio che canti"), al Pibe de Oro ("Tira Diego tira Diego che Napoli t'applaude"), fino a cantarsele da sole nell'omonima "Francesco Baccini". Fece polemica, perché le cantò anche contro Radio Maria, e la sua "Renato Curcio" sembrava quasi troppo affettuosa, visto il personaggio. Ma le due canzoni che più andarono furono "Giulio Andreotti", quasi un inno in un momento di Tangentopoli infuriante, e "Margherita Baldacci", dedicata alla ragazza comune che, tradita, si suicida. C'era quasi del genio, quello che non si voleva fermare davanti a niente e nessuno. (Enrico Faggiano)