ALESSANDRO ANGELONE  "Stars at dawn"
   (2019 )

Non ancora maggiorenne, ma già con un’adulta prospettiva artistica che, oltre alla musica, potrebbe sfociare anche con l’altra passione per il disegno, magari coniugando (in futuro) pentagramma ed arti figurative. Parliamo del pescarese Alessandro Angelone che, mediante il primo album “Stars at dawn”, propone di mostrare il suo microcosmo di idee ed emozioni, con 11 brani strumentali, nei quali la parola avrebbe rischiato di far perdere qualcosa all’attenzione, e riuscendo ad infondere al vibrato delle corde il potere di generare delineazioni immaginifiche. Di certo, Alessandro non arriva all’esordio impreparato, ma con anni di studio presso l’APM (Accademia Professione Musica) a fianco del maestro Benedetto Conte, e tutto ciò lo sta portando a conseguire il livello top di chitarra acustica ed elettrica. Ne deriva una tecnica raffinata, riscontrabile in tutti i capitoli di “Stars at dawn”, a cominciare da “The keys” che si destreggia tra pizzicate d’armonici e passaggi dal richiamo andaluso. Era, poi, inevitabile che con “Dreams” il ragazzo ci facesse spaziare la mente con “sogni” dall’intensa e vellutata esecuzione. Molto spesso, i titoli dei brani rispecchiano il mood espresso dallo strumento, come “Night”, che respira di malinconia notturna, o come nella cover “You’re not alone” (di R.Kelly), allestita con un’atmosfera che sembra evocare una schietta dedica ad un’amico, con un giro armonico colmo di schietto sentimento. Invece, “Rayn” mostra il lato compositivo più intimo, effigiando in appena tre minuti concreta delicatezza melodica. Dopo l’ottima e garbata riproposizione personale di “Love never felt so good” (Michael Jackson e Paul Anka) ed il soffice studio 1 di “Certainties”, la titletrack chiude l’opera con fascinazioni di gran classe. Un dato è certo: “Stars at dawn” certifica la netta padronanza di Alessandro per la tecnica del finger-style, concretizzando i suoi studi con un disco appassionato ed esplorativo di buoni sentimenti. E se continuerà a perseguire, con umiltà, progressi tecnici e a non “rivaleggiare” troppo con il disegno, la sua evoluzione artistica gli farà abbandonare i panni della giovane promessa per indossare quelli di maturo e virtuoso esponente della sei corde. (Max Casali)