HOBO  "2/10"
   (2019 )

L’album d’esordio della band folk-rock Hobo è un concentrato di idee affascinanti e ambiziose, dove all’umiltà si innesta anche la voglia di rischiare e di sorprendere. Ne risulta, così, un album decisamente godibile.

Quartetto di qualità e talento, gli Hobo – il cui nome già evoca scenari folk e country statunitensi, con il suo significato, forse troppo semplificativo e generico, di vagabondo, o, meglio, di colui che viaggia tra uno spazio e l’altro dei vagoni dei treni merci con una chitarra in spalla e ben poche certezze – danno vita a un qualcosa di molto raro in Italia, essendo tale genere più caratteristico del centro-sud degli States. Un misto di Americana, neo-folk Anni Duemila e rock energico invade l’ascoltatore e i solchi sin dall’inizio: l’ottima “Lord, Please Tell Us the Truth” racchiude in sé elementi di My Morning Jacket che si fondono con un andamento Johnny Cash e un fuoco alternative simile ai lavori recenti di Kurt Vile e Courtney Barnett, statunitense lui, australiana lei, sia solisti sia insieme. “Save Me, Take Me So Far Away” è un altro rock sudista di marca leggermente più orecchiabile, con un chorus estremamente dolce e magnetico che non può non rimandare a certe ballate – super classici d’altri tempi – di Lynyrd Skynyrd e Allman Brothers. “Muddle-Headedness” ha contorni prevalentemente folk: qui si percepiscono chiari rimandi a Willie Nelson e persino al ramingo del country-rock impossibile-da-etichettare Willy DeVille. La voce tagliente di Sam rende l’ascoltatore partecipe dall’inizio alla fine del pezzo.

La seconda parte del disco non modifica il mood generale dell’album. “The Strange Story of Jones McCarthy e Tom Burke” arriva addirittura a ricreare atmosfere simili alle Murder Ballads di Nick Cave, con la sua narrazione cupa, oscura ed eufemistica. “Un-Dead Man” rientra di nuovo nei ranghi prettamente folk, più limpida e accessibile, ma indubbiamente ambigua nel suo testo e nell’interpretazione vocale. I musicisti, tutti, Andre, Fil, Tia, Loris, creano un accompagnamento musicale sempre coerente e delicato, molto ricercato e raffinato. L’album si chiude con “Cedar Falls”, un lungo brano Americana che rimanda di nuovo alle sonorità del rock di Tulsa e a band come i Dixie Dregs. Gli Hobo confezionano, in breve, un album decisamente convincente. (Samuele Conficoni)