EGO59  "Chi sei"
   (2019 )

I modenesi Ego59 pubblicano l’album “Chi sei”, che segue le coordinate classiche dell’hard blues rock pentatonico. Nove canzoni più una bonus track che ripercorrono quel filone, tanto caro ai rockettari di sempre, che nella scaletta inizia con il pezzo “provocatorio” “Sto bene qui”: “No Signore, qui non ringraziamo, per il pane quotidiano”. La voce mostra le sue potenzialità, è ruvida e sa salire in acuti stile Deep Purple. Con “Tornerai” e “Pensi”, la radice melodica italiana prevale sul blues americano, e si possono sentire echi dei Timoria. Il testo di “Pensi” è ottimista e d’incoraggiamento all’ascoltatore, e il concetto continua nel funky blues di “Riaccendi la miccia”: “Lascia i freni che non cadi, perché da qua potrai soltanto vincere”. Con “Papà”, le parole si fanno intime e private, e la musica lentamente rispetta questa discrezione, aspettando la forza del finale del testo per deflagrare nell’assolo di chitarra. La band torna a divertirsi con “Scarseggiano i miracoli”, dove si ride del proprio caos: “Sono pieno di disordine, per questo spengo tutti i miei film”. Nel ritornello si sentono i brass finti di tastiera, speriamo che dal vivo vengano sostituiti da qualcos’altro! Tra l’altro, questo genere, dal vivo deve fare comunque il suo bell’effetto performativo, seguendo la scuola Litfiba (infatti la band compare nella compilation “30 anni di 17RE” eseguendo la cover “Apapaia”, prodotti da Pelù e Renzulli). Altri esempi di blues hard rock sono “Dimmi chi sei” e “Non vedo niente”, dove (nel primo) si scherza con gli anglicismi, da “self-control” a “ending line”, e nel secondo la sezione ritmica sembra tributare gli Ac/Dc. A conclusione del disco, due ballate da accendino, come i lenti dei Bon Jovi: prima “Il ricordo che ho di te”, dove la chitarra in fase solista è particolarmente espressiva ed efficace. Ed infine la bonus track “La notte che verrà”, che prende in prestito (forse involontariamente) alcuni concetti di “Principessa” di Marco Masini: “Puoi rinascere adesso quando vuoi (…)Tu che dentro me ti puoi nascondere”. Ma il vantaggio di questo brano, rispetto a quello del Marco nazionale, è che il bastardo dal quale scappare stavolta non è il padre, ma il ragazzo violento. Quindi, una situazione che rende la canzone più dedicabile alle donne (almeno per la legge dei grandi numeri), senza rischiare di offendere il loro papà che, magari, è un brav’uomo. Le potenzialità degli Ego59 ci sono, per spaccare, e ci si augura che in futuro provino strade un po’ meno battute. (Gilberto Ongaro)