JUHANI SILVOLA  "Post-biological wildlife"
   (2019 )

Juhani Silvola è un musicista norvegese di stanza a Oslo, laureato all’Accademia della Musica di Norvegia, che, dopo aver debuttato con un album di sola chitarra acustica e improvvisazione (“Imaginary archives”) e aver sperimentato con un drone rock cinematografico (“Strange flowers”), ottenendo anche ottimi riscontri dalla stampa di settore (almeno a livello locale), è tornato con il suo lavoro più complesso: “Post-biological wildlife”, appena uscito per la Dell Daisy Records. Se il titolo può aiutare a immaginare i possibili scenari, da un punto di vista meramente musicale Silvola si muove tra sperimentazioni elettroniche, noise, minimal techno scandinava e tradizione elettroacustica francese, contemplando un universo sonoro vastissimo. “Post-biological wildlife” si colloca in un’ambientazione post-umana, più che post-apocalittica, uno scenario in cui la natura è viva, ma profondamente cambiata. Non è una denuncia al mondo tecnologicamente avanzato nel quale viviamo, quanto la messa in musica di un qualcosa di immaginato. I brani sono sei, per una durata totale di cinquanta minuti, dall’incedere percussivo e ossessivo di “Ritualrytmikk”, che nella fase finale si adagia su suoni quasi impalpabili e dilatati, fino a “Speculative phonography, pt.1”, in cui suoni naturali e sperimentazioni elettroniche si legano indissolubilmente. Nel mezzo, dopo l’esperienza quasi cinematografica di “Machines of loving grace”, “Vaster than empires” offre una psichedelia rarefatta, un susseguirsi di vortici elettronici. A completare il lotto dei brani c’è la ragionata “20th century meditation” e la titletrack che condensa in sei minuti un po’ tutti gli elementi prima descritti, diventando via via più corposa nel finale. “Post-biological wildlife” è un’opera davvero molto complessa, ma anche estremamente affascinante e apprezzabile da tutti gli appassionati di elettronica sperimentale: l’ennesimo ottimo lavoro realizzato in Scandinavia, la cui vivace e ricca scena non può essere ancora ignorata. (Piergiuseppe Lippolis)